Introduzione
La semaforina 3A (sema3A) è una proteina coinvolta nei meccanismi di sviluppo embrionale, orientamento degli assoni, morfogenesi vascolare, rimodellamento osseo, immunità, progressione tumorale. I suoi livelli urinari costituiscono un biomarker precoce e predittivo di insorgenza e progressione di insufficienza renale acuta (Doi K, et al – 2014 [1]) e, nella CKD, correlano positivamente con il rapporto albumina/creatinina e con la creatininemia (Viazzi F et al – 2014 [2]). In questo studio abbiamo valutato i livelli circolanti di sema3A in pazienti con CKD in emodialisi e la correlazione con variabili cliniche e biochimiche di interesse.
Metodi
Abbiamo reclutato 18 pazienti (14 uomini, 4 donne; età 63 ± 13 anni) in trattamento emodialitico trisettimanale con AFB (Acetate-Free Biofiltration) e 16 soggetti sani (14 uomini, 2 donne; età 56 ± 10 anni). I pazienti emodializzati sono stati studiati in un giorno di metà settimana e i campioni di sangue venoso periferico sono stati prelevati all’inizio della seduta emodialitica. La sema3A sierica è stata dosata con un kit ELISA (MBS732622; My Biosource, CA, USA).
Risultati
I livelli circolanti di sema3A erano significativamente più bassi nei pazienti emodializzati rispetto ai controlli (mediana 19.50 [range interquartile 1.00 – 65.00] versus 97.50 [23.50 – 161.00] ng/mL, P = 0.0237) (Figura 1). Inoltre, la sema3A era correlata direttamente alla vitamina D (r = 0.872; P = 0.001) (Figura 2) e inversamente alla calcemia (r = −0.426; P = 0.012) (Figura 3) e al prodotto Ca x P (r = −0.422; P = 0.0252) (Figura 4).
Conclusioni
La sema3A è più bassa nei pazienti emodializzati rispetto ai controlli. La correlazione diretta con la vitamina D e quelle inverse con calcemia e prodotto Ca x P sono in accordo con l’osteoprotezione indotta dalla proteina in studi sperimentali. Infatti, la sema3A prodotta dagli osteoblasti inibirebbe il riassorbimento osseo osteoclastico e aumenterebbe la formazione di nuovo osso da parte degli osteoblasti. Dato che la patogenesi della CKD-MBD non è ancora pienamente compresa e ciò compromette l’efficacia delle terapie attualmente disponibili (Cernaro V et al – 2014 [3]), non possiamo escludere che altri fattori, come la sema3A, siano coinvolti nella fisiopatologia dell’osteodistrofia renale in aggiunta a quelli noti (Cernaro V et al – 2015 [4]).