RECETTORI DEGLI ESTROGENI NELLA BIOPSIA PERITONEALE

RAZIONALE

In letteratura l’utilizzo del Tamoxifene nel trattamento della peritonite incapsulante sclerosante (EPS) è controverso. La ricerca dei recettori degli estrogeni nel peritoneo può fornire utili informazioni.

INTRODUZIONE

La biopsia peritoneale permette di valutare le alterazioni istomorfologiche della membrana dopo contatto con soluzioni peritoneali. Le principali alterazioni sono: assenza di mesotelio, aumento dello spessore dello strato sotto mesoteliale, neoangiogenesi, presenza/assenza di flogosi acuta o cronica.

L’incidenza di EPS dopo 5 anni di trattamento con dialisi peritoneale (DP) è pari a 0.8% – 8.8% con una mortalità del 42% a un anno dalla diagnosi (Brown M.C. et al. Clin. J. Am. Nephrol 2009 [1] (full text)).

La DP effettuata per molti anni rappresenta il fattore di rischio principale per lo sviluppo di EPS. Le soluzioni di dialisi peritoneale espongono la membrana peritoneale al contatto con glucosio, prodotti di degradazione del glucosio stesso, basso pH e lattato. Tuttavia sono necessari fattori scatenanti di altra natura come: 1. sospensione della DP stessa; 2. infezione batteriche; 3. trapianto di rene; 4. beta-bloccanti; 5. antibiotici intraperitoneali.

Inoltre è sicuramente presente una predisposizione genetica ( Johnson D.W. Et al. Kidney Int. 2010 [2] (full text)).

La diagnosi di EPS si basa su criteri clinici, strumentali e istologici ( Augustine T. et al. Nephron Clin. Pract. 2009 [3] (full text)).

SCOPO DELLO STUDIO

Abbiamo valutato la presenza dei recettori per gli estrogeni su biopsie peritoneali di pazienti uremici non ancora in trattamento sostitutivo e di pazienti al termine del trattamento peritoneale, per meglio definire l’utilità del trattamento con Tamoxifene in caso di necessità cliniche.

Storicamente il tamoxifene ha rappresentato il principale farmaco per il trattamento del cancro alla mammella come modulatore del recettore degli estrogeni. Grazie al suo effetto antifibrotico, il tamoxifene è considerato anche una rilevante arma terapeutica per l’EPS nonostante non sia chiaro il suo meccanismo d’azione.

PAZIENTI E METODI

Abbiamo studiato 56 biopsie peritoneali:

GRUPPO 1: 21 biopsie effettuate in pazienti con IRC avanzata in corso di posizionamento di catetere peritoneale.

GRUPPO 2: 35 biopsie in pazienti gia’ in trattamento con dialisi peritoneale al momento della sospensione del trattamento.

Le biopsie sono state processate, incluse in paraffina e valutate mediante colorazione con Ematossilina Eosina.

Sono stati studiati: assenza/presenza di mesotelio, spessore dello strato sottomesoteliale (micron), grado di vasculopatia espressa attraverso la valutazione delle anomalie dei vasi dello strato submesoteliale, neoangiogenesi-numero di vasi per mm2 e presenza/assenza di flogosi acuta o cronica.

I recettori degli Estrogeni sono stati ricercati mediante metodica Immunoistochimica. 

RISULTATI

Nella Figura 1 sono rappresentati le principali alterazioni istomorfologiche delal membrana nei 2 gruppi. Si evidenzia come nel gruppo 2 sia presente uno spessore maggiore della membrana submesoteliale (Figura 2) rispetto e una neoangiogenesi (Figura 3) più marcata rispetto al gruppo 1. Inoltre, la numerosità dei recettori degli estrogeni sui nuclei dei fibroblasti submesoteliali (Figura 4), sia complessivamente del 43%.

CONCLUSIONI

L’ispessimento dello strato sottomesoteliale e la neoangiogenesi sono caratteristici dei pazienti trattati con DP. Nelle nostre biopsie abbiamo riscontrato una maggior presenza di recettori nel 43% dei pazienti rispetto all’ 11% riportato in letteratura. Rimane controverso il meccanismo d’azione del tamoxifene anche se studi recenti suggeriscono come il farmaco aumenti il TGF-beta che a sua volta stimola le metalloproteinasi 9 a degradare il collagene di tipo IV ( Braun N. et al; PDI; 2011) [4] (full text).