OCTREOTIDE NELLA MALATTIA POLICISTICA AUTOSOMICA DOMINANTE (ADPKD): QUALE RUOLO A LUNGO TERMINE?

Introduzione

Recenti acquisizioni in tema di ADPKD hanno favorito la nascita di alcuni protocolli terapeutici sperimentali. La loro reale applicazione è, tuttavia, ancora lontana, sia per i costi, sia per il discusso rapporto rischio-beneficio [1]. La scelta degli analoghi della somatostatina è stata dettata dalla lunga esperienza clinica nel suo impiego (seppure con altra indicazione), dalla generale buona tollerabilità e dall’assenza di controindicazioni all’uso nell’insufficienza renale. I risultati ottenuti in pazienti selezionati sembrerebbero incoraggianti, soprattutto a livello epatico, ma mancano risultati a lungo termine [2] [3]. Riportiamo in questo lavoro i dati preliminari di un’esperienza monocentrica.

Materiali e metodi

Indicazioni al trattamento:

  •  eGFR (MDRD) ≥ 30 ml/min
  • Interessamento epatico severo e/o rapidamente evolutivo
  • Grave compromissione della qualità di vita per dolore o sintomi da “ingombro”
  • Trattamenti palliativi controindicati o inefficaci

Protocollo terapeutico (modalità off label, consenso informato mirato):

octreotide a lento rilascio al dosaggio di 40 mg i.m. ogni 28 giorni.

Monitoraggio clinico in corso di terapia:

  • controlli bimensili di: funzione renale ed epatica, assetto metabolico, emocromo, IGF-1;
  • visita a 1 mese e poi bimestrale con valutazione di effetti collaterali, qualità di vita, andamento e complicanze di malattia;
  • controllo del volume renale (TKV) ed epatico (TLV) mediante risonanza magnetica senza mezzo di contrasto dopo 6 mesi di trattamento, e quindi annualmente.

Variabili considerate: sicurezza d’impiego, evoluzione della funzione renale a distanza, evoluzione delle dimensioni renali ed epatiche, qualità di vita, miglioramento o risoluzione delle alterazioni funzionali o strutturali di altri organi/apparati indirettamente interessati dalla malattia.

Risultati

5 pazienti (M/F=0/5). Una paziente è stata esclusa dall’analisi dei dati per brevità di follow up.

Età alla diagnosi di ADPKD; 26,25±7,9 anni; età all’avvio del trattamento: 48,75±3 anni.

Follow-up: 31,75± 12,5 mesi.

Tutte le pazienti presentavano importanti sintomi di ingombro all’arruolamento (algie addominali, senso di ripienezza precoce, dispepsia, dispnea, episodi di tachicardia, compromissione della vita relazionale e difficoltà nello svolgimento di attività quotidiane) (Figura 1).

Sicurezza del farmaco: il trattamento è stato nel complesso ben tollerato, fatta eccezione per la comparsa di sintomi gastrointestinali moderati dopo le prime somministrazioni del farmaco. In un caso la comparsa di sabbia biliare ha consigliato l’avvio di terapia con acido ursodesossicolico. Da segnalare in 3 pazienti l’insorgenza di complicanze infettive, in un caso di entità medio-grave, non sicuramente correlabili al trattamento in atto, con necessità di sospensione temporanea.

Efficacia del farmaco:

1) a distanza mediamente di 2 mesi dall’avvio del trattamento, le pazienti hanno riferito un netto miglioramento della sintomatologia clinica con ricadute positive sulla qualità di vita;

2) la funzione renale è rimasta stabile (eGFR (MDRD) all’avvio del trattamento 58±21,4 ml/min versus 66,2±21,3 ml/min a fine follow up) (Figura 2);

3) il TKV si è mantenuto stabile nel corso del trattamento con una mediana ad inizio studio di  771 ml (range 450-2197), ed una mediana attuale di 578 ml (range 450-1934). (I dati volumetrici renali ed epatici della quarta paziente in trattamento non sono stati considerati per il calcolo della volumetria mediana basale in quanto non ancora disponibile il controllo a un anno) (Figura 3);

4) in alcuni casi si è ottenuta una sensibile riduzione del TLV, fino al 40%, con risultati già apprezzabili a 12 mesi (Figura 4).

Conclusioni

Con i limiti di una piccola casistica, l’octreotide pare efficace a medio-lungo termine nella stabilizzazione del quadro renale e nel miglioramento della malattia epatica, almeno in casi selezionati, a fronte di un’elevata sicurezza d’impiego. Da segnalare positive ricadute sulla qualità di vita già dopo poche settimane dall’avvio della terapia.