LEUCONOSTOC MESENTEROIDES: CAUSA DI SPONDILODISCITE IN PAZIENTE IN TRATTAMENTO EMODIALITICO

Introduzione

I membri del genere Leuconostoc sono cocchi Gram-positivi, anaerobi facoltativi e catalasi negativi con la proprietà di produrre CO2 dal glucosio e caratteristica Vancomicina-Resistenza. Sono organismi presenti nei vegetali e nei prodotti caseari. Il primo caso di infezione umana è stato descritto nel 1985 da Buu-Hoi (Buu-Hoi 1985) [1] (full text) e successivamente segnalato con diversi quadri clinici:polmoniti, infezioni delle vie Urinarie (Handwerger 1990 [2]), sepsi in pazienti con CVC, endoftalmiti nel post-operatorio  ed infezioni del SNC (Cappelli 1999) [3] (full text)

Casistica e Metodi

Paziente di 70 anni affetto da diabete mellito tipo II, IRC secondaria a glomerulonefrite membranosa già precedentemente sottoposto a differenti cicli di terapia immunosoppressiva.

Attualmente in trattamento emodialitico cronico. Manifesta, nell’arco di due mesi, una sintomatologia caratterizzata da lombalgia con impotenza funzionale ingravescente agli arti inferiori, iniziale febbricola e successivamente febbre fino a 38.5 °C. L’esame TC e RMN depongono per “quadro di spondilodiscite L4-L5 con raccolta ascessuale in sede epidurale anteriore e postero-laterale destra, migrata in basso e in continuità con il corrispettivo disco intervertebrale” (Figura 1). La consulenza infettivologica, in attesa dell’isolamento emocolturale, consigliava terapia empirica con Vancomicina senza tuttavia ottenere alcun miglioramento. La positività delle emocolture per Leuconostoc Mesenteroides spp Cremoris ci ha permesso di avviare trattamento antibiotico mirato con risoluzione del quadro radiologico e progressivo miglioramento clinico nell’arco di un mese.

Discussione

In letteratura non viene riportato nessun precedente di spondilodiscite da Leuconostoc Mesenteroides. Il germe, a causa della bassa virulenza, può divenire patogeno in soggetti immunodepressi. Inoltre, per la somiglianza con i più noti generi Enterococcus e Streptococcus, può non essere da questi differenziato. Il caso presentato suggerisce l’importanza di non sottovalutare, nella pratica clinica, i rapporti tra condizioni immunitarie e caratteristiche dei potenziali patogeni e l’eventualità di trovarsi dinnanzi a questi “nuovi” nemici, soprattutto nei casi di mancata risposta a terapia con Vancomicina.