Scopo dello studio
Il corretto controllo dell’iperfosforemia è uno degli obiettivi più importanti da perseguire nella gestione del paziente in trattamento dialitico e dipende da diversi fattori: dieta, aderenza alla terapia e dialisi. Inoltre la scarsa aderenza alle terapie è un problema ampiamente riconosciuto nella cura quotidiana dei pazienti in dialisi. (Chan KE-2014) [1] (full text)
Gli alimenti contenenti fosforo in forma di additivo sono sempre più presenti sulle tavole dei nostri pazienti ed un eccessivo introito dietetico determina un riassorbimento intestinale superiore alla rimozione dialitica.(D’Alessandro C-2015) [2] (full text)
Con questo studio abbiamo voluto verificare come attraverso un adeguato counseling nutrizionale è stato possibile ottenere un soddisfacente controllo della fosforemia riducendo anche l’utilizzo dei chelanti.
Metodi
Abbiamo selezionato 88 pazienti di età media 65 anni (± 15 aa) 54 maschi e 34 femmine in trattamento emodialitico presso il Nostro Centro da almeno sei mesi con livelli di fosforemia superiori 5.5 mg/dl e in terapia con chelanti del fosforo.
Per valutare le conoscenze in merito al contenuto di fosforo nei vari alimenti e l’importanza della terapia chelante, ad ogni paziente è stato distribuito un questionario da compilare in modo autonomo durante la seduta emodilaitica, composto da 10 semplici domande a risposta multipla (5 domande riguardavano l’alimentazione, 2 domande l’iperfosforemia e 3 domande la terapia chelante).
Successivamente ad ogni paziente è stato distribuito un opuscolo illustrativo sul contenuto di fosforo nei vari alimenti e dopo due settimane è stato eseguito un colloquio informativo con medico ed infermiere, in presenza anche di un familiare e/o care-giver se disponibile.
Risultati
I dati del questionario hanno evidenziato che:
il 74% (FIGURA 1) dei pazienti non sapeva quali erano i cibi con minor contenuto di fosforo, il 65% dei pazienti non assumeva la terapia prescrittae il 70% dei pazienti ha risposto che l’iperfosforemia non è attualmente un problema rilevante.
Dopo un mese dal counseling nutrizionale si è assistito ad una riduzione della fosforemia del 43% (FIGURA 2), più evidente nel gruppo di pazienti con care-giver e ad un minor utilizzo di chelanti del fosforo.
Conclusioni
Anche se il campione è limitato, lo studio dimostra che nell’emodializzato è possibile ottenere un adeguato controllo della fosforemia grazie ad un accurata informazione alimentare sugli alimenti ad alto contenuto di fosforo e contenenti additivi.
Per migliorare la compliance alla terapia, è opportuno rendere il paziente consapevole della propria malattia, pertanto informare ed istruire i pazienti sui rischi relativi all’iperfosforemia rimane un compito importante del Nefrologo. (Cupisti A-2013 [3] (full text)
Solo attraverso un percorso formativo il paziente diventa parte attiva nel processo di cura insieme al suo care giver.