Introduzione e Razionale
La rigidità arteriosa è molto frequente in corso di malattia renale cronica (CKD), ed è un importante predittore indipendente di sviluppo di eventi cardiovascolari in tale popolazione. (Blacher J – 2002 [1])
Una identificazione precoce e non invasiva del grado di rigidità arteriosa del paziente con CKD potrebbe consentire la tempestiva messa in atto di strategie terapeutiche atte a ridurne il tasso di eventi cardiovascolari ancora inaccettabilmente alto.
L’attuale gold-standard per la valutazione della rigidità arteriosa è rappresentato dalla Pulse-wave velocity. Indici derivati dal monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa (ABPM) quali l’indice di arterial stiffness ambulatoriale (AASI), il rapporto di variabilità pressoria (BPVR) e la pulse pressure (PP), sono stati proposti come indici di rigidità arteriosa facilmente ottenibili e riproducibili.
Abbiamo analizzato l’associazione tra gli indici di rigidità arteriosa ottenuti con ABPM e la presenza e severità di CKD in una popolazione di soggetti afferenti al Servizio ABPM della nostra struttura.
Casistica e Metodi
Abbiamo analizzato dati di soggetti sottoposti ad ABPM presso il nostro Servizio da gennaio 2003 a marzo 2013 con dati di creatininemia disponibili per l’analisi.
Sono stati esclusi monitoraggi di qualità tecnica non adeguata (< 50 misurazioni) e, nell’ambito dei monitoraggi inclusi, sono state rimosse misurazioni poco attendibili (pressione sistolica > 240 o < 70 mmHg, pressione diastolica > 140 o < 40 mmHg, pressione differenziale > 100 mmHg, frequenza cardiaca > 125 o < 40 bpm).
L’AASI è stato calcolato come 1 meno il coefficiente di regressione della pressione arteriosa diastolica (PAD) sulla sistolica (PAS); il BPVR è stato calcolato come il rapporto tra deviazione standard media della PAS e della PAD; la PP è stata calcolata come differenza tra PAS media e PAD media.
Il GFR stimato (eGFR) è stato ottenuto con equazione CKD-EPI e i soggetti con GFR < 60 mL/min/1.73 m2 sono stati definiti come affetti da CKD; la popolazione è stata inoltre stratificata per stadi K-DOQI: stadio I per eGFR ≥ 90 mL/min/1.73m2; stadio II per eGFR compreso tra 89 e 60 mL/min/1.73m2, stadio III per eGFR compreso tra 60 e 30 mL/min/1.73m2, stadio IV per eGFR compreso tra 29 e 15 mL/min/1.73m2, stadio V per eGFR < 15 mL/min/1.73m2.
L’analisi statistica è stata condotta per mezzo di regression lineare multiple aggiustata per età, sesso e tempo trascorso dall’esame ABPM al dosaggio della creatininemia.
Risultati
Nell’analisi finale sono stati inclusi dati da 496 pazienti. Di questi, 122 (24.6%) erano affetti da CKD. I soggetti in stadio I erano 201 (40.5%), mentre 173 (34.9%) presentavano stadio II, 63 (51.6%) stadio III, 22 (18.0%) stadio IV e 37 (30.3%) stadio V. L’età media era significativemente più alta nei soggetti affetti da CKD (65 ± 16 vs 55 ± 14 anni, p < 0.001), mentre la proporzione di maschi nei due gruppi era sovrapponibile (54 vs 51%, p = 0.34).
In analisi multivariata, i soggetti affetti da CKD presentavano valori di AASI significativamente maggiori (0.57 vs 0.53; p = 0.03) rispetto ai soggetti non affetti da CKD. Anche i valori di BPVR (1.36 vs 1.27; p = 0.001) e PP (59 vs 52; p < 0.001) risultavano significativamente più alti nei soggetti con CKD.
Il trend per stadi di CKD risultava significativo sia per AASI (p = 0.002) che per BPVR e PP (p < 0.001).
I risultati dell’analisi sono riportati in Figura 1.
Conclusioni
Il nostro studio conferma che gli indici vascolari derivati da ABPM risultano significativamente maggiori in soggetti affetti da malattia renale, fornendo una stima non invasiva della più severa rigidità arteriosa in tali pazienti.
Le variazioni degli indici vascolari ABPM possono essere considerati come modificazioni patofisiologiche osservabili in pazienti con CKD prima della progressione verso l’uremia terminale. Al di là quindi dei tradizionali fattori di rischio la malattia renale cronica rappresenta quindi un fattore addizionale di rischio cardiovascolare, in cui l’alterato metabolismo minerale e le calcificazioni vascolari giocano sicuramente un ruolo rilevante.
I nostri dati sottolineano il valore di questi parametri vascolari come strumento non invasivo per la valutazione emodinamica di pazienti con CKD e rinforzano il ruolo che ABPM svolge in pazienti ipertesi con disfunzione renale.