IL FENOMENO DELL’IMMIGRAZIONE NELLE SALE DIALISI

RAZIONALE

L’immigrazione in Italia ha assunto negli ultimi anni dimensioni rilevanti con evidenti ripercussioni sul sistema sanitario.

Scopo del nostro lavoro è stato valutare gli aspetti epidemiologici degli immigrati in trattamento emodialitico dal 2006 al 2016 presso il Nostro Centro.

CASISTICA E METODI

Abbiamo considerato il numero di immigrati, la nazionalità, la nefropatia di base, l’accesso vascolare, le patologie infettive e l’accesso al trapianto renale.

RISULTATI

La prevalenza degli immigrati emodializzati è incrementata fra il 2006 e il 2016 (10 vs 16%) (Figura 1) con età media oscillante tra i 46 e i 51 anni. Si è assistito ad una riduzione dei soggetti provenienti dal Nord Africa (dal 61% nel 2006 al 28% nel 2016)) ed incremento di quelli provenienti dall’Africa Centrale (8% nel 2006 vs 24% nel 2016) e dal Medio Oriente (0% vs 20%) (Figura 2). La nefropatia di base non è diagnosticata nel 53% dei casi, e fra le diagnosi note prevalgono l’ipertensione maligna nei soggetti di razza nera e le nefropatie interstiziali per l’Est Europa-Balcani. Lo screening sierologico ha documentato bassa positività per i virus HBV, HCV, HIV (2-17%), ma alta per TBC latente o attiva e in ulteriore aumento negli ultimi anni (38%) (Figura 3). Gli immigrati hanno avviato il trattamento sostitutivo in Italia nell’80% dei casi e nel 20% si sono trasferiti subito dopo l’avvio per proseguire le cure. Nel 95% dei casi è stata allestita la FAV in Italia e solo il 10-15% è portatore di CVC. Tutti i pazienti idonei sono stati immessi in lista trapianto (42-60%) e trapiantati (4-20%); in alcuni anni la percentuale di trapianti è risultata maggiore fra gli extracomunitari rispetto ai nativi ( nel 2007: 20% di trapianti tra gli extracomunitari vs 4.5% di trapianti tra i nativi, p= 0.03) (Figura 4).

CONCLUSIONI

La presenza di immigrati con necessità dialitica è una realtà in crescita nel nostro Paese. Sono soggetti giovani, late referral o da poco tempo dializzati e candidabili al trapianto renale. Rappresentano un pool di pazienti dagli aspetti sanitari sociali e culturali diversi e più complessi, con cui il nefrologo dovrà sempre più spesso confrontarsi.