ESPERIENZA E RISULTATI PRELIMINARI DEL PRIMO CENTRO DI EMODIALISI DOMICILIARE IN CAMPANIA

Razionale

L’Emodialisi Extracorporea Domiciliare (Home Hemo-Dialysis HHD) è un’alternativa poco nota nel panorama dei trattamenti sostitutivi dell’insufficienza renale cronica. Questo tipo di modalità dialitica,già utilizzata in altri paesi e nella maggior parte delle Regioni Italiane, può offrire significativi vantaggi in termini di outcomes clinici e soprattutto di qualità della vita. L’HHD è stata istituita in Campania con la Legge Regionale n.5 del 18 Gennaio 1979 ed il Piano Sanitario Regionale 2011-2013 afferma che “per la programmazione regionale riveste particolare importanza il sistema di cure domiciliari”. In linea con queste direttive la Cattedra di Nefrologia dell’Università “Federico II” di Napoli ha intrapreso un programma di HHD e ha stilato un rigoroso percorso di valutazione di “idoneità” a tale modalità terapeutica per scegliere con accuratezza i pazienti candidabili al trattamento.

Casistica e Metodi

Da Agosto 2014 a Marzo 2015 sono stati arruolati in HHD due pazienti provenienti da un programma di emodialisi standard trisettimanale (HD) presso il Centro di emodialisi dell’Università Federico II di Napoli. La metodica HHD scelta è stata la Short Daily Home Hemodialysis (SDHHD) con 4-6 trattamenti dialitici/settimana della durata di circa 2,5 ore (Figura 1). L’apparecchiatura utilizzata è stata il cycler portatile NxStage -System One (Figura 2). L’avanzata e semplificata tecnologia della macchina,”miniaturizzata” e facilmente trasportabile,rendono l’HHD una metodica completamente gestibile dal paziente e dal caregiver che lo aiuta ad eseguire la seduta dialitica.

Risultati

La letteratura internazionale dimostra che trattamenti emodialitici più brevi e frequenti determinano una significativa riduzione dell’incremento ponderale interdialitico con una maggiore stabilità emodinamica (Kraus M-2007, [1] Nesrallah G-2003) [2], un migliore controllo dei valori pressori, degli elettroliti plasmatici, del metabolismo calcio-fosforo, dell’anemia (FHN Trial Group-2010, [3] (full text) Lorenzen JM-2012) [4], una riduzione dei tempi di recupero dall’astenia post dialitica (Jaber B-2010) [5] ed una migliore qualità della vita (Finkelstein FO-2012) [6]. Questi risultati appaiono confermati dall’osservazione dei pazienti arruolati nel programma di HHD. Infatti, si riducevano il fabbisogno dei chelanti del fosforo e la dose settimanale di eritropoietina. Si osservava un migliore controllo della pressione arteriosa ed una conseguente riduzione della terapia farmacologica antiipertensiva. I pazienti riferivano un maggiore senso di benessere ed una notevole diminuzione dell’astenia post-dialitica. L’addestramento del caregiver/paziente consentiva una gestione della seduta dialitica e dell’accesso vascolare [CVC tipo Tesio (paz 1) e FAV distale radio-cefalica (paz 2)] priva di significativi eventi avversi.

Per confrontare i parametri di adeguatezza dialitica tra l’originario trattamento standard trisettimanale ed il trattamento di SDHHD sono stati calcolati nei 2 pazienti i valori di single pool Kt/V (spKt/V) e di standard Kt/V (stdKt/V). L’analisi dei parametri di efficienza dialitica documenta come i valori medi di stdKt/V (che rappresenta l’indice di adeguatezza dialitica settimanale) fossero sovrapponibili in entrambi i tipi di trattamento (Figura 3). Naturalmente i valori di spKt/V (rappresentativi della efficienza di ciascuna singola seduta) erano inferiori in SDHHD rispetto alla HD. Ciò era compensato dal maggior numero di sedute settimanali effettuate.

Conclusioni

L’esperienza con la HHD è incoraggiante per quanto segue: (a) dose dialitica “adeguata”, (b) nessuna complicanza, (c) buon controllo dell’equilibrio idro-elettrolitico e minerale, (d) ridotto uso di farmaci e, come riferito dai pazienti, (d) maggiore benessere psicofisico associato ad (e) una migliore qualità della vita.

Per ottenere i vantaggi clinici descritti in letteratura per questo trattamento, è di fondamentale importanza una accurata valutazione del complesso “paziente-caregiver-ambiente” ed un rigoroso follow-up della compliance al programma terapeutico.