BAFF E APRIL COME BIOMARKERS DI ATTIVITÀ DI MALATTIA NELLA GLOMERULONEFRITE MEMBRANOSA IDIOPATICA (IMN) ANTI-PLA2R POSITIVA

RAZIONALE

In circa il 70% dei pazienti affetti da iMN sono riscontrabili autoanticorpi [1] (full text) anti-PLA2R [2], la cui persistenza dopo terapia immunosoppressiva è correlata all’attività di malattia [3]. In questo studio abbiamo valutato la correlazione tra i livelli sierici delle citochine BAFF e APRIL, la persistenza degli anti-PLA2R ed la risposta clinica alla terapia corticosteroidea in pazienti affetti da iMN.

PAZIENTI E METODI

Sono stati reclutati 45 pazienti affetti da iMN e sottoposti a biopsia renale presso il nostro Centro (2008-2013). In tutti i pazienti i livelli di anti-PLA2R sono stati dosati al momento della biopsia renale e dopo terapia corticosteroidea/immunosoppressiva (Ponticelli) (6, 12 e 24 mesi). Inoltre, in tutti i pazienti sono stati valutati anche i livelli sierici di BAFF e APRIL prima e dopo il ciclo di terapia.

RISULTATI

Gli anti-PLA2R erano presenti in 32 pazienti (71.1%). In questi pazienti, dopo 6 mesi di terapia corticosteroidea/immunosoppressiva (Ponticelli), si osservava la persistenza degli autoanticorpi nel 43.7% dei casi (Fig. 1). In questi pazienti il titolo degli anti-PLA2R permaneva elevato anche a 12 e 24 mesi dalla biopsia, mentre nei pazienti che si erano negativizzati gli anti-PLA2R restavano stabilmente indosabili (Fig. 2). Nei pazienti in cui gli anti-PLA2R si erano negativizzati si osservava un elevato tasso di remissione completa/parziale del 83.3%, a differenza di quanto osservato nei pazienti con anti-PLA2R ancora elevati dopo terapia (83.3% vs. 42.9%, p<0.02) (Fig. 3).

Analizzando i livelli di BAFF e APRIL al momento della biopsia, se ne osservava un stretta correlazione con la proteinuria, come anche con i livelli di anti-PLA2R. In tutti i pazienti trattati i livelli sierici di BAFF e APRIL risultavano ridotti dopo la terapia. In realtà una significativa riduzione di BAFF e APRIL si osservava solo nei 18 pazienti in cui gli anti-PLA2R non erano più rilevabili mentre non si osservavano significative differenze nei 14 pazienti in cui gli anti-PLA2R persistevano (Fig. 4-5). Infine i livelli iniziali di BAFF e APRIL risultavano significativamente inferiori nei pazienti che avrebbero ottenuto remissione completa/parziale dopo terapia, rispetto ai pazienti non responders (Fig. 6).

CONCLUSIONI

Il nostro studio dimostra come il dosaggio delle citochine BAFF e APRIL possa rappresentare un utile parametro per il monitoraggio clinico dei pazienti affetti da iMN anti-PLA2R positivi, anche se ulteriori studi su casistiche più ampie sono necessari.