ANCHE NEL NEFROPATICO DIVENTARE GRANDE PUO’ ESSERE COMPLICATO…

Introduzione

Il trasferimento dei pazienti nefropatici dalle nefrologie pediatriche a quelle degli adulti può essere problematico. Scopo del lavoro è valutare pazienti in transizione dalle nefrologie pediatriche al nostro centro di nefrologia adulti per individuare punti di forza e/o debolezza di questo processo che rappresenta una sfida tra Nefrologi pediatrici e dell’adulto. 

Materiali e metodi

A 10 pazienti (7M e 3F) età media 18aa, trasferiti dalle nefrologie pediatriche negli ultimi 3 anni, è stato somministrato un questionario alla prima visita (T0), dopo 6 e 12 mesi diversificato ogni 6 mesi. Al T0 di tipo conoscitivo, a 6 mesi indagava sulle differenze organizzative tra le 2 strutture e rapporto medico-paziente. A 12 mesi coglieva il grado di soddisfazione delle cure e/o le criticità. 

Risultati

Tutti hanno risposto ai questionari. L’analisi dei 30 questionari (3 cadauno)  ha mostrato che il 25%, a un anno, non si era ambientato per le nuove regole (esami “in proprio” e non in DH, come nell’area pediatrica); il 55% era contento per la vicinanza a casa del centro.  Il 25% lamentava l’affollamento e le lunghe attese per la visita ambulatoriale, il 45% rilevava un migliore dialogo col Nefrologo pediatra perchè più disponibile e meno “sbrigativo”. Nel 50% dei casi la comunicazione medico-paziente e il gradimento delle cure erano migliori se i pazienti, lungo il percorso della malattia aveva conosciuto il Nefrologo dell’adulto da cui erano stati nuovamente reindirizzati. 

Conclusioni

Nonostante il problema sia stato affrontato anche dall’ESPN, la fase di trasferimento dei nefropatici dalle nefrologie pediatriche a quelle dell’adulto è una problematica ancora aperta. Il punto di forza del nostro lavoro può essere rappresentato dalla vicinanza a casa del centro di cura e dalla conoscenza, durante la vita infantile, del Nefrologo di riferimento nell’età adulta. Il punto di debolezza è invece la diversità organizzativa dei 2 mondi pediatrico-adulto, che non sempre consente l’accoglienza adeguata ai bisogni di persone con malattia cronica.