PO 03 – VIVERE MEGLIO CON UN CUORE TRAPIANTATO “PULITO”: UNA COLLABORAZIONE TRA NEFROLOGIA E CARDIOCHIRURGIA

Autori: Barile M1, Giuntini G1, Bernazzali S2, Pasquali M1, Bernabini G1, Esposito S1, Malagnino E1, Conti P1

Affiliazioni: (1) U.O.C. Nefrologia e Dialisi, Ospedale di Grosseto, Azienda USL Toscana SudEst. (2) U.O. Cardiochirurgia, Azienda Ospedaliero Universitaria Senese

Introduzione
Il trapianto d’organo rimane il trattamento risolutivo e, in alcuni casi, l’unico possibile per pazienti con insufficienza terminale d’organo. Il rigetto rappresenta una delle principali cause di perdita precoce dell’organo.
Gli anticorpi diretti sia contro antigeni HLA che contro antigeni non-HLA possono essere responsabili di rigetto anticorpo-mediato. Nel caso di DSA preesistenti, essi costituiscono una barriera al trapianto che può essere superata mediante tecniche di desensibilizzazione: plasmaferesi o immunoadsorbimento. La produzione de novo di DSA anti-HLA dopo il trapianto, responsabile di un AMAR, viene prevalentemente controllata con strategie immunomodulanti che prevedono la rimozione degli anticorpi mediante plasmaferesi.

Caso Clinico
Paziente di 80 anni trapiantato di cuore nel 1999 per cardiomiopatia dilatativa, terapia: ciclosporina e steroidi, funzione renale nella norma.
Decorso regolare fino a Giugno 2011 quando peggiorava la classe NYHA, BEM non rigetto, ma riscontro di anticorpi di II classe DQ MFI 15.000 DSA. Maggio 2013 iniziava trattamento emodialitico. Novembre 2013 ulcera gastrica sanguinante ed emotrasfusioni. La classe NYHA peggiorava nel 2014 con aumento del titolo MFI (>17.000) Ab DSA di II classe; iniziava aferesi semiselettiva a Marzo 2015.
Veniva sottoposto a Filtrazione a cascata mensilmente, filtro Cascadeflo EC-30W, volumi di plasma 3000 ml per seduta, terapia anticoagulante standard.
Monitorizzati anticorpi II classe DQ MFI DSA e fibrinogeno.
Attualmente condizioni generali buone non ha più presentato alterazioni del cuore trapiantato. Prosegue regolari trattamenti emodialitici trisettimanali e plasmaferesi una volta al mese con regolari controlli cardiologici presso il centro trapianti di riferimento con buona funzione cardiaca.

Conclusioni
Le tecniche di aferesi svolgono oltre che una funzione di rimozione, anche quella di immunomodulazione.
Nel nostro caso clinico il paziente dopo l’inizio del trattamento aferetico ha mostrato un significativo miglioramento e stabilità della funzione cardiaca oltre che del quadro clinico generale, potendo assumere un dosaggio minimo di terapia immunosoppressiva.

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