PO 40 – RECIDIVA DI CRIOBOLINEMIA HCV-CORRELATA IN PAZIENTE TRATTATO CON PLASMAFERESI E RITUXIMAB

Autori: Gianassi Iacopo, Alberto Rosati

Affiliazioni: Nefrologia e Dialisi, San Giovanni di Dio, Firenze,Nefrologia e Dialisi, San Giovanni di Dio, Firenze

RECIDIVA DI CRIOBOLINEMIA HCV-CORRELATA IN PAZIENTE TRATTATO CON PLASMAFERESI E RITUXIMAB

I.Gianassi¹, M. Gregori¹, S. Giovannini¹, G. Rosso¹, N. Scopetani¹, P. Becherelli¹, G. Toti¹, G. Caselli¹, G.L. Spatoliatore¹, A. Rosati¹.

1.SDOc Nefrologia e Dialisi, Ospedale San Giovanni di Dio, Firenze

Paziente HBV e HCV positiva, presentava scompenso anasarcatico e porpora palpabile agli arti inferiori in corso di AKI. Nel sospetto di vasculite crioglobulemica HCV correlata, sono stati eseguiti esami immunologici, virologici e ago biopsia renale che hanno confermato un quadro di Crioglobulinemia tipo IIa. I test virologici sottolineavano la nota positività HBV ed HCV in assenza però, di segni di replicazione virale attiva (PCR su HBV-DNA e HCV-RNA negativi). La paziente è stata trattata con plasmaferesi cortisone e Rituximab. A distanza di quattro settimane, per la riesacerbazione del quadro clinico, la paziente è stata nuovamente ricoverata nel  sospetto di recidiva. Gli esami di laboratorio confermavano l’ipotesi, per cui è stata ricominciata terapia con plasmaferesi. Gli esami mostravano ancora la deplezione delle sottopopolazioni linfocitarie, come effetto persistentemente attivo della terapia anti CD-20. La ripresa della terapia plasmaferetica ha portato nuovamente ad un rapido miglioramento del quadro.

Il nostro caso rappresenta un esempio di recidiva, a breve distanza, di vasculite crioglobulemica HCV-correlata, nonostante l’ assenza di replicazione virale, al momento del primo episodio. La negativizzazione del crioprecipitato alla dimissione, che aveva giustificato l’interruzione del trattamento plasmaferetico, e  la presenza di sottopopolazioni linfocitarie ancora azzerate, come effetto ancora attivo della terapia anti-CD 20, non escludevano comunque la possibilità di ripresa di malattia, come giustificato dalle evidenti manifestazioni cliniche congruenti con quelle del precedente ricovero. Per quanto rare le recidive a breve distanza, di vasculite crioglobulemica, anche se con effetto ancora attivo della terapia con Rituximab, rappresentano una realtà che non deve essere sottostimata, e che giustifica uno stretto follow-up per un attento monitoraggio clinico, prima ancora che laboratoristico.

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