PO 39 – Microangiopatia renale correlata a lenvatinib: serie di tre casi

Autori: Delsante Marco (1); Monroy-Trujillo Jose M (2); Bagnasco Serena M (1), Rosenberg Avi Z (1).

Affiliazioni: (1) Johns Hopkins University, Renal Pathology Department, Baltimore, MD, USA; (2) Johns Hopkins Univeristy, Nephrology Department, Baltimore, MD, USA

Lenvatininb è un inibitore orale di numerose tirosin-chinasi, inclusi VEGFR 1-3, con attività antitumorale basata sull’inibizione dell’angiogenesi. Lenvatinib è utilizzato per il trattamento di neoplasie tiroidee differenziate e carcinoma a cellule renali; è in genere ben tollerato, ma effetti avversi comuni includono AKI e proteinuria (26-64%). Il ruolo della biopsia renale nella valutazione della disfunzione renale non è stato indagato. Presentiamo tre casi di microangiopatia renale dimostrata da biopsia, in pazienti in terapia con lenvatinib.

Caso 1. Uomo di 49 con carcinoma tiroideo papillare, precedentemente trattato chirurgicamente, presentava proteinuria (875 mg/die) e funzione renale consevata (creatininemia 1.1 mg/dl). La biopsia renale mostrava mesangiolisi, reduplicazione delle pareti capillari e interposizione cellulare focale, come da microangiopatia glomerulare. La terapia con lenvatinib veniva sospesa con miglioramento della proteinuria ma si assisteva a progressione della neoplasia con decesso del paziente.

Caso 2. Donna di 70 anni con carcinoma tiroideo follicolare metastatico. Presentava sindrome nefrosica (proteinuria 7g/die) e creatininemia 1 mg/dl. La biopsia mostrava microangiopatia glomerulare cronica con reduplicazione delle pareti capillari e focale ostruzione capillare. Veniva intrapresa terapia con ACE-inibitore e interrotto il lenvatinib, con miglioramento della proteinuria (1.5 g/die) ma progressione della neoplasia.

Caso 3. Donna di 60 anni con carcinoma tiroideo a cellule di Hurthle, trattato con lobectomia e radioiodio. Mostrava proteinuria moderata (1.8 g/die) e creatininemia 0.8 mg/dl. La biopsia renale mostrava pattern MPGN con reduplicazione diffusa delle membrane basali glomerulari e arteriole a “bulbo di cipolla”, compatibili con microangiopatia cronica. La dose di lenvatinib veniva ridotta e intrapresa terapia con ACE-inibitore con miglioramento della proteinuria.

Riportiamo i primi tre casi di microangiopatia renale correlata a lenvatinib, manifestatasi clinicamente con proteinuria variabile. La sospensione della terapia ha mostrato efficace riduzione della proteinuria ma si è assisitito a notevole progressione della neoplasia di base in 2 casi su 3, suggerendo la necessità di stretto follow up clinico-strumentale.

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