PO 35 – CPFA NEL TRATTAMENTO DI GRAVI INFEZIONI SISTEMICHE NON RIENTRANTI NEI CRITERI DIAGNOSTICI DELLA SEPSI: CASE-SERIES

Autori: Giuseppe Leonardi (1) Silvia Bologna (1), Maria Lucia Citraro (1) , Antonello Cardone (1), Alessandra Strangio (2), Maria Capria(1), Giorgio Fuiano(1), Carlo Torti(3), Marco Rossi (2), Mariadelina Simeoni (1)

Affiliazioni: (1) Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi – Università Magna Graecia – Catanzaro (2) Unità Operativa di Ematologia Oncologica – Università Magna Graecia – Catanzaro (3) Unità Operativa di Malattie Infettive – Università Magna Graecia – Catanzaro

Introduzione

Presentiamo due distinti casi di impiego della CPFA nel trattamento di infezioni sistemiche non pienamente rientranti negli attuali criteri diagnostici della sepsi (1).

Caso clinico 1 – Infezione da Candida Parapsilosis

F.M.( Fig.1)di 73 anni, diabetico, trapiantato di cuore in emodialisi trisettimanale riferiva la comparsa di febbricola persistente con frequenti scariche diarroiche.Ricoverato nel nostro reparto,coprocoltura ed emocoltura risultavano positive per Candida Parapsilosis. Si impostava terapia antifungina ed antibiotica mirata,nel sospetto di sepsi a flora mista.In assenza di un miglioramento del quadro clinico-laboratoristico, si sottoponeva il paziente a ciclo di 5 trattamenti con CPFA.

Caso clinico 2–Infezione da H1N1

S.A.(Fig.1) di anni 74 con IRC IIIb stadio KDIGO secondaria a plasmocitoma midollare, veniva ricoverata presso l’Oncoematologia del nostro Policlinico per grave anemizzazione. Successiva comparsa di iperpiressia(T.C 39°C) ed  insufficienza respiratoria acuta con indici di flogosi elevati. All’angioTC cardio polmonare evidenza di polmonite multifocale  e riscontro  di virus H1N1 al film array; si avviava quindi terapia antivirale (Olsetamivir e Zanamivir) ed antibiotica. Considerata la scarsa risposta terapeutica e per il progressivo peggioramento della funzione renale, si provvedeva ad effettuare 3 cicli di CPFA.

RISULTATI In entrambi i casi si è assistito ad un rapido e netto miglioramento del quadro clinico ed emodinamico dopo CPFA (fig.2).

CONCLUSIONI: I due casi clinici riportati  sono accomunabili: il grave stato di immunocompromissione del paziente, l’uremia, la mancata risposta alla terapia antibiotica mirata. La tempestività potrebbe essere un fattore importante e predittivo della buona risposta al trattamento con CPFA

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