Autori: Gabriele Guglielmetti (1), Carlo Olivieri (2), Maria Credendino (2), Claudio Musetti (1), Francesco Della Corte (2), Vincenzo Cantaluppi (1)
Affiliazioni: (1) SCDU Nefrologia e Trapianto Renale, Dipartimento di Medicina Traslazionale, (2) SCDU Anestesia e Rianimazione 1, Dipartimento di Emergenza e Accettazione, Università del Piemonte Orientale, Azienda Ospedaliero Universitaria “Maggiore della Carità”, Corso Mazzini, 18, 28100 Novara, ITALY
Background. La DGF (Delayed Graft Function) è definita come la necessità di dialisi entro 7 giorni dal trapianto ed è associata ad una minor sopravvivenza del graft. I principali fattori di rischio sono: donatori a criteri allargati (ECD) e tempo di ischemia fredda (CIT). Un recente studio pubblicato sul NEJM [1] ha evidenziato che una modesta ipotermia del donatore (34-35°C), eseguita nel tempo tra la fine dell’accertamento di morte encefalica e prelievo d’organo (DBDSO time), rispetto alla normotermia (36.5-37.5°C), riduce l’incidenza di DGF (28 vs 39%), soprattutto in reni di ECD. Metodi. In uno studio retrospettivo su 741 trapianti eseguiti nel Nostro Centro dal 2005 al 2016, da donatori provenienti da più Centri dopo morte encefalica (DBD) è stata analizzata l’associazione tra ECD, DBDSO time, CIT e incidenza di DGF. Risultati. L’incidenza di DGF è stata del 24%: 26% nei ECD (n=446; 61.5% della casistica) vs 20% nei SCD (p=0.08). I trapianti con DGF avevano una CIT di 21±6h vs 19±8 (p 0.02). Il DBDSO time è risultato in media di 5±3h, e tempi più elevati non sono risultati associati a maggior incidenza di DGF. Conclusioni. Il DBDSO time nella nostra realtà non sembra influenzare l’incidenza di DGF: inoltre, è risultato molto più breve di quello mostrato nel lavoro sopracitato (5 vs 17h), anche se progressivamente in aumento negli anni. Il ruolo dell’ipotermia per tempi più brevi o il prolungamento del DBDSO per beneficiare dell’ipotermia necessitano di ulteriori studi.