PO 184 – LA “POLYPHARMACY” NEI SOGGETTI DISMETABOLICI CON CKD IN STADIO IV: NOSTRA ESPERIENZA.

Autori: Antonella Bruzzese (1), Annamaria Bruzzese (2)

Affiliazioni: (1) Istituto di Ematologia – Università La Sapienza – Roma, (2) U.O. Medicina Interna Ospedaliera – A.O. Ferrara

INTRODUZIONE: Nella popolazione generale vi è una notevole prevalenza di soggetti “dismetabolici” che necessitano di cure con l’impiego di molti farmaci. Se costoro sviluppano “danni d’organo”, il numero dei farmaci aumenta. In tali casi diventa necessario gestire correttamente la stessa “polypharmacy”. La problematica diventa particolarmente rilevante nei soggetti con CKD negli stadi avanzati, ove si associano altre necessità di trattamento farmacologico. La Letteratura riporta recenti lavori che hanno focalizzato sulla potenziale inappropriatezza delle prescrizioni farmacologiche nei pazienti anziani con malattia renale cronica. Abbiamo raccolto dati inerenti tali aspetti in una coorte di soggetti con CKD in Stadio IV, sottesa da una situazione di dismetabolismo “primitivo”.
METODI: Abbiamo condotto uno studio “cross sectional”, valutando una coorte di 207 soggetti (102 M e 105 F, età media 67 aa..) che presentavano contemporaneamente, oltre a “dismetabolismo basale”, uno stato di CKD allo Stadio IV con anemia, acidosi metabolica, disionia ed alterazioni del metabolismo calcio-fosforo. Per ogni soggetto abbiamo analizzato la terapia farmacologica sotto vari aspetti: numero di farmaci, tempi e modalità di assunzione, tipologia, posologie, tempi e modalità di prescrizione, interazioni, ecc…
RISULTATI: Abbiamo rilevato che: 1) i soggetti assumevano in media 12 diversi farmaci; 2) spesso le molecole assunte erano state prescritte da diversi medici “specialisti” senza un preventivo confronto sulle eventuali loro interazioni e sugli aggiustamenti posologici; 3)spesso il soggetto trattato non era in grado di orientarsi correttamente nell’assunzione dei farmaci senza l’aiuto di un “caregiver”; 4) spesso era evidente la necessità che il medico curante dedicasse più tempo e ponesse maggiore attenzione, tanto agli aspetti inerenti le prescrizioni farmacologiche: informativi, motivazionali, educazionali, psico-relazionali, ecc… , quanto alle risultanze “globali” degli obiettivi di cura.
CONCLUSIONI:Riteniamo che la “polypharmacy” sia meritevole di maggiore attenzione e di maggiore confronto tra medici specialisti per il miglioramento degli outcomes globali della pratica clinica quotidiana.

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