PO 164 – Insufficienza renale acuta secondaria a microangiopatia trombotica in paziente in terapia con Carfilzomib, una nuova sfida in onconefrologia.

Autori: Tatangelo P, Londrino F, Dominijanni S, Centi A, Angeloni V, Guido A, Cibelli L, Di Franco D, Bernabei E, Silvestrini G, Lombardo A, Khaled B, Palumbo R

Affiliazioni: U.O.C. Nefrologia e Dialisi, Ospedale S. Eugenio, Roma

Introduzione. Il Carfilzomib (KA) è un inibitore irreversibile del proteasoma di nuova generazione impiegato nel mieloma multiplo (MM) in seconda linea. In associazione con KA, vengono somministrati lenalidomide e desametasone (KRD). In letteratura sono stati recentemente riportati casi di AKI. Caso clinico: uomo di 59 anni affetto da ipertensione, MRC stadio III (Cr: 1.4 mg/dl – GFR di 54.6 ml/min/1.73 m2). Per diagnosi di MM IgG-k veniva arruolato in un protocollo off-label che prevedeva KA in prima linea. Pertanto si eseguivano 4 cicli di KRD con successivo trapianto di midollo, poi 8 cicli di consolidamento. Dopo l’VIII ciclo di terapia compariva febbre con diarrea, vomito ed anuria e si iniziava  antibiotico con risoluzione clinica.  Ricoverato in oncologia agli esami: s-Cr: 11.6 mg/dl, urea: 158 mg/dl, K: 4.5 mmol/L, Hb: 8.2 g/dl e PLT: 19000 mcL. Dopo 48 ore si trasferiva in Nefrologia, dove si documentava MM in remissione, autoimmunità negativa, assenza di schistociti. Per persistenza di anuria, si iniziava terapia sostitutiva e si procedeva a bx renale. All’acquisizione della bx che deponeva per microangiopatia trombotica, verosimilmente associata al KA, si iniziava terapia steroidea, con progressivo miglioramento della s-Cr e interruzione della dialisi. Alla dimissione s-Cr pari a 2 mg/dl, U-Pr: 1 g/die. Al FU ambulatoriale s-Cr stabile, persiste proteinuria dosabile (1.5g/die).   Conclusioni: il rilievo di AKI in corso di terapia con KA potrebbe essere secondario ad una tossicità endoteliale diretta fino a casi di franca microangiopatia trombotica. Pertanto la tossicità da KA richiede una attenta valutazione onco-nefrologica, al fine di ottimizzare la terapia mediante un adeguato monitoraggio della funzione renale e del potenziale danno.

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