CO 04 – Iperuricemia in gravidanza: marcatore precoce di danno cardiorenale futuro

Autori: Viola Menghi (1,2), Marta Flachi (2), Maria Rita Moschella (2), Daniela Grimaldi (2) , Gaetano La Manna (1) , Angelo Rigotti (2)
Affiliazioni:  (1) DIMES, Nefrologia, Dialisi e Trapianto Renale Policlinico Sant’Orsola, Bologna (2) UO Nefrologia e Dialisi Ospedale Infermi Rimini

Introduzione

L’acido urico, prodotto del catabolismo delle purine ad opera dell’enzima xantino ossidasi, subisce variazioni plasmatiche nel corso della gravidanza dovute a cambiamenti fisiologici che si avverano in questa particolare condizione. Nella popolazione generale l’iperuricemia è associata alla gotta e ad altre patologie quali ipertensione, insufficienza renale e ad eventi cardiovascolari come il diabete. In gravidanza, elevazione dei suoi livelli (> 5.7 mg/dL circa) si riscontra frequentemente nelle donne con disturbo ipertensivo, in particolare con sindrome pre-eclamptica(PE).
Diversi studi hanno dimostrato una correlazione positiva fra l’iperuricemia e la severità clinica della PE, nonché outcome avverso fetale.
Nonostante ciò, l’uricemia non è inclusa tra i test mandatori per la diagnosi di PE nelle principali Linee Guida Internazionali e non pone indicazione a specifici trattamenti (come ad esempio l’induzione di parto) in assenza di altre alterazioni laboratoristiche o presenza di una sintomatologia.

Materiali e Metodi

Abbiamo condotto uno studio osservazione retrospettivo su una coorte di pazienti gravide con espletamento del parto fra il Giugno 2011 e Giugno 2016, per un totale di 5 anni di osservazione. Le diagnosi di ipertensione considerate sono state: ipertensione cronica, ipertensione gestazionale, PE (de novo o sovrapposta ad ipertensione), HELLP syndrome e microangiopatie trombotiche propriamente dette (TTP e aSEU). Nelle ultime due sindromi sono state escluse le pazienti che non presentavano ipertensione. Abbiamo escluso donne con danno renale cronico preesistente.
In tutte le donne sono stati monitorati alcuni parametri di laboratorio fra cui l’uricemia nel secondo trimestre.

Risultati

Su 11.900 parti,  372 pazienti presentavano disturbo ipertensivo, pari al 3.13 % della popolazione. La PE rappresentava la principale sindrome associata ad ipertensione. La media dei valori di uricemia risulta statisticamente più alta nel gruppo totale delle pazienti ipertese vs controllo (6.25 ± 1.62 mg/dL vs 3.47 ± 0.87 mg/dL) e nel contesto delle gravide ipertese la PE si associa a valori di iperuricemia statisticamente più elevati rispetto al gruppo controllo (6.91 ± 1.37 mg/dL vs 3.47 ± 0.87 mg/dL) e al gruppo di ipertensione gestazionale (6.91 ± 1.37 vs 6.09 ± 1.35 mg/dL). Sono particolarmente le donne con PE precoce (< 34 settimana ) ad avere i valori più elevati rispetto alla forma tardiva (7.20 ± 1.42 mg/dL vs 6.54 ± 1.24 mg/dL). Sottoponendo ad un’analisi ROC il parametro dell’uricemia con altri marker, notiamo come il test sia moderatamente accurato nel predirre l’evento pre-eclamptico (Figura 1 e Tabella 1).

Conclusioni

L’iperuricemia, pur non facendo parte dei criteri diagnostici di PE, appare nel nostro studio un test accurato per predirre tale evento. La sua elevazione anticipa inoltre il danno renale con proteinuria che si verifica in queste pazienti. I dati del nostro studio supportano l’ipotesi ormai convalidata da oltre un decennio che l’acido urico sia elevato non tanto come conseguenza del danno renale, ma giochi piuttosto un ruolo patogenetico nello sviluppo della sindrome. I meccanismi principali implicati includono effetti proinfiammatori, stress ossidativo e disfunzione endoteliale. Raccomandiamo pertanto di eseguirlo in tutte le gravide con iniziale ipertensione in quanto predittivo di sindrome pre-eclamptica e di possibili futuri eventi avversi cardiaci e renali.

Tabella 1

Figura1

 

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