Figura 3 di 22.
Combattere la congestione venosa sistemica cronica anche mediante terapie non convenzionali potrebbe rivelarsi importante, soprattutto nella quota dei pazienti con scompenso cardiaco cronico avanzato che tende a sviluppare nel tempo una instabilità clinica con periodica comparsa di refrattarietà ai diuretici e conseguente necessità di ricovero.
In effetti non si può negare che esista un problema nella gestione complessiva di questo tipo di pazienti. Frequentemente resta, infatti, dopo la stabilizzazione e le dimissioni, una sorta di vuoto terapeutico nella gestione domiciliare del paziente con scompenso cardiaco cronico avanzato in terapia farmacologica massimale.
Spesso infatti l’euvolemia e una diuresi efficace non sono mantenute costanti al domicilio, per cui l’andamento clinico è gravato da frequenti episodi di riacutizzazione, tali da condizionare il reiterato ricorso a ospedalizzazione e a cure in emergenza anche mediante UF extracorporea.
In questo contesto l’impiego della ultrafiltrazione peritoneale nel proseguire l’ultrafiltrazione anche a domicilio può trovare un razionale, per quei pazienti con terapia diuretica massimale in cui siano già state esplorate in modo esaustivo le terapie convenzionali.
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