TRATTAMENTO DEL RIGETTO ACUTO SUBCLINICO E OUTCOME DEL TRAPIANTO RENALE

Introduzione

Durante il primo mese post trapianto di rene, nei centri dove è standardizzato l’uso della biopsia protocollare, è frequente il riscontro istologico di rigetto acuto (RA) subclinico [1] (full text), che sembra essere uno dei fattori coinvolti nell’outcome del trapianto [2] (full text). I benefici a lungo termine del trattamento dei RA subclinici sono controversi [3].

Scopo del nostro lavoro è stato valutare l’incidenza di RA subclinico nei pazienti trapiantati di rene e l’impatto del trattamento sulla sopravvivenza dell’organo.

Materiali e Metodi

Abbiamo analizzato retrospettivamente le biopsie protocollari effettuate entro il primo mese dal trapianto di 174 soggetti sottoposti a trapianto renale dal 1995 al 2013 presso il nostro centro trapianti. Il nostro protocollo terapeutico prevedeva che tutti i pazienti con RA subclinico, fossero sottoposti a Metilprednisolone 500 mg x 3 giorni ev. Abbiamo usato modelli di regressione logistica multivariata per analizzare i fattori associati alla presenza di RA subclinico.

Risultati

Il tasso di incidenza di RA nel primo mese post-trapianto è risultato pari al 14.3% (n. 25). Il 9.8% (n. 17) non presentava alterazioni bioumorali; tra i rigetti subclinici il 25% mostrava segni di focale positività per C4d. La sopravvivenza dell’organo a 5 anni era del 84% per i pazienti con RA nel primo mese, e del 88% in quelli con RA subclinico vs. il 93% nei pazienti senza RA, senza alcuna differenza significativa. Alla regressione logistica gli unici parametri associati indipendentemente al RA subclinico erano l’età del donatore (OR=1.04, 95% CI 1.01-1.09) e i giorni di DGF (1.08, 1.03-1.13).

Conclusioni

L’uso estensivo della biopsia protocollare associato al trattamento precoce dei RA potrebbe migliorare la sopravvivenza del trapianto a medio e lungo termine.