MIGLIORATO CONTROLLO DELL’IPERTENSIONE IN PAZIENTI ANZIANI AMBULATORIALI CON COMORBILITÀ

Introduzione e scopo.

La prevalenza di ipertensione arteriosa aumenta con l’età. Nell’anziano essa è, attualmente, del 60-80%, ma si stima che aumenterà con la prevista crescita della popolazione di età superiore a 65 anni. Con l’aumento della longevità aumenta la prevalenza delle comorbilità correlate all’età, ed il controllo pressorio diviene più difficoltoso. Riportiamo qui i risultati di uno studio retrospettivo condotto su una popolazione di pazienti anziani ipertesi, valutati in un ambulatorio di nefrologia dedicato all’ipertensione, con lo scopo di indagare la prevalenza del controllo della pressione arteriosa (PA) nel tempo e la sua associazione con la caratteristiche clinico-patologiche di base dei pazienti.

Pazienti e metodi.

I soggetti studiati sono parte di una coorte di 489 pazienti consecutivi di età >65 anni. Avendo escluso quelli tra essi che sono stati visitati per una sola volta o non sono stati seguiti per almeno un anno, 123 soggetti costituiscono il campione per questa analisi. Essi sono stati reclutati da ottobre 2009 a settembre 2014 e sono stati seguiti per un massimo di 4 anni dall’arruolamento. In essi sono stati registrati i seguenti parametri: età, genere, numero di visite, indice di massa corporea (IMC), pressione arteriosa in posizione sia seduta che eretta, glucosio sierico, emoglobina glicosilata, filtrato glomerulare stimato con l’equazione CKD-EPI, assetto lipidico, numero e tipo di comorbilità, numero e classi di farmaci antipertensivi prescritti. Il controllo pressorio è stato ritenuto raggiunto quando la PA è risultata <140/90 mmHg (Mancia G – 2013 [1]). Per i pazienti con diabete mellito di tipo 2 (DMT2) e/o malattia renale cronica (MRC) il cut-off è stato fissato a livelli di PA <130/80 mmHg. Inoltre, in accordo con le linee guida dell’Eighth Joint National Committee (JNC 8) (James PA – 2014 [2]), nei pazienti con DMT2 e/o MRC abbiamo considerato un secondo livello di controllo pressorio, fissandolo a valori <140/90 mmHg. Le variazioni nella prevalenza del controllo della PA (PCPA) nel tempo sono state valutate con l’uso di modelli lineari misti generalizzati (MLMG) per dati longitudinali, includenti il tempo di follow-up (FU) e la presenza di DMT2 e/o MRC (indicatore variabile) come covariate continue e categoriche, rispettivamente.

Risultati.

Le caratteristiche demografiche e cliniche dei 123 pazienti arruolati (età media: 72.8 anni) sono riassunte nella Figura 1, mentre nella Figura 2 sono riportate le comorbilità e nella Figura 3 le classi ed il numero di farmaci antiipertensivi assunti. Dopo 4 anni di FU, la PCPA stimata è aumentata significativamente dal 59.0% (basale) all’81.5%. Essa è risultata più alta nei pazienti senza DMT2 e senza MRC (dal 75.3% al 91.2%) che nei pazienti con DMT2 e/o MRC (dal 40.4% al 65.3%) (Figura 4). Dei 123 pazienti ambulatoriali reclutati, solo 31 (25.2%) sono stati seguiti per l’intero periodo di FU. Tuttavia, la PCPA media stimata nell’intero campione (in accordo a livelli di PA <140/90 – o a livelli di PA <130/80 mmHg nei pazienti con DMT2 e/o MRC) è aumentata dal 59.0% basale all’81.5% dopo 4 anni di FU. Come atteso, la PCPA è risultata maggiore nel sottogruppo di pazienti con altre comorbilità (dal 75.3% al 91.2%), che in quelli con DMT2 e/o (dal 40.4% al 65.3%). Tuttavia, usando come cut-off valori pressori di 140/90 mmHg (James PA- 2014 [2](Sakhuja A – 2015) [3], le PCPA medie stimate nel tempo per i pazienti con DMT2 e/o MRC aumentavano dal 67.2% basale all’88.9% dopo 4 anni, ed erano simili alle PCPA medie stimate per i pazienti con altre comorbilità.

Conclusioni.

Il controllo pressorio nell’anziano va globalmenrte migliorando, anche se è ancora lunga la strada per raggiungere l’obiettivo del 61.2% fissato dal progetto Healthy People 2020. In tale prospettiva, i nostri risultati, indicanti il raggiungimento del controllo pressorio in più dell’80% dei pazienti anziani ipertesi alla fine del quarto anno di FU, appaiono rilevanti, soprattutto se si considera che essi sono stati ottenuti in soggetti con multiple comorbilità e pertanto non semplici da trattare. La prevalenza del controllo pressorio, inoltre, è risultata anche più alta in assenza delle comorbilità più comuni e disabilitanti, quali il DMT2 e la MRC.