La CPFA è efficace nel ridurre la bilirubinemia: case series study

INTRODUZIONE

L’iperbilirubinemia è una complicanza frequente e potenzialmente fatale, che può essere trattata con plasmaferesi.

La CPFA (Coupled PlasmaFiltration Adsorption) è una tecnica di depurazione ematica extracorporea già conosciuta nell’ambito dei trattamenti depurativi per la sepsi [1]. Questa tecnica combina una plasmaseparazione, con un trattamento aferetico di adsorbimento e con un processo di emofiltrazione in post-diluizione (figura 1).

Scopo del presente studio era quello di verificare l’efficacia della CPFA nel trattamento dell’iperbilirubinemia di varia natura etiologica.

METODI

Si tratta di uno studio case-series che ha valutato pazienti consecutivi provenienti dall’Unità di Chirurgia del nostro nosocomio con livelli di bilirubina totale>15 mg/dL.

La CPFA è stata eseguito con l’impiego di un’apparecchiatura modulare a quattro pompe (Lynda® Bellco spa), che consiste di un plasmafiltro (0.45 m2 polyethersulfone), per separare il plasma dalla componente cellulare del sangue, dalla cartuccia contenente una resina idrofobica (140 mL per 70 g, con una superficie di circa 700 m2/g), e dall’emofiltro ad alta permeabilità di 1.4 m2 in polyethersulfone nel quale rientra il plasma già trattato dalla resina, unitamente alla componente cellulare uscita dal plasmafiltro [2].

RISULTATI

Sono stati praticati 15 trattamenti con CPFA della durata variabile tra 180-360 minuti, con flusso sangue di 100-150 ml e frazione di filtrazione del 15%.

La quantità di plasma trattato era in media di 6.0±1.7 L/sessione.

I livelli sierici di bilirubinemia iniziali erano in media 26.0±8.5 mg/ dl (diretta: 21.3±7.4 mg/dl).

Come illustrato in figura 2 dopo CPFA si osservava una riduzione sia della bilirubinemia totale (18.2±4.7 mg/dl; P<0.0001) che della bilirubinemia diretta (14.5±4.2; P<0.0001).

In media si registrava una riduzione del 29.3±5.3% dei livelli di bilirubina totale e del 30.0±9.1% di bilirubina diretta.

La riduzione percentuale della bilirubinemia era correlata direttamente con i valori di bilirubinemia pre-trattamento (R=0.81).

L’effetto era evidente anche nei trattamenti di breve durata: nessuna correlazione era trovata con il volume di plasma trattato e con la durata del trattamento.

CONCLUSIONI

La CPFA è un trattamento che appare efficace e sicuro nell’iperbilirubinemia.

In generale si ottiene una riduzione di quasi un terzo dei livelli di bilirubina per sessione, soprattutto in pazienti con valori di bilirubinemia elevati anche per trattamenti di breve durata.

La CPFA, pertanto, potrebbe rappresentare una buona alternativa  nei pazienti cirrotici [3], in considerazione anche delle nuove ipotesi patogenetiche che vedono nell’infiammazione il principale momento patogenetico dell’Acute on Chronic Liver Failure (ACLF) [4].

Ulteriori studi sono necessari per testare l’utilità della CPFA in pazienti cirrotici affetti da ACLF o come “bridge” nei pazienti in attesa di trapianto epatico.

BIBLIOGRAFIA

  1. Bellomo R, Tetta C, Ronco C. Coupled plasma filtration adsorption. Intensive Care Med. 2003 Aug;29(8):1222-8.
  2. Formica M, Inguaggiato P, Bainotti S, Wratten ML.Coupled plasma filtration adsorption. Contrib Nephrol. 2007;156:405-10. Review.
  3. Maggi U, Nita G, Gatti S,et al. Hyperbilirubinemia after liver transplantation: the role of coupled plasma filtration adsorption. Transplant Proc. 2013 Sep;45(7):2715-7.
  4. Tandon P, Garcia-Tsao G. Bacterial infections, sepsis, and multiorgan failure in cirrhosis. Semin. Liver Dis.2008;  28, 26-42.