Infezione dei tessuti molli a partenza dall’exit site di un catetere giugulare per emodialisi

Intodruzione

I cateteri per emodialisi possono essere colonizzati da batteri e/o funghi per via intra ed extraluminale e di conseguenza vanno adottate misure preventive: lock therapy sia antibiotica sia anticoagulante, disinfezioni exit site, applicazioni di antibiotici topici e sistemici. Tuttavia nessun trattamento ha dimostrato una superiorità nel ridurre l’incidenza di infezioni da catetere gravate da alti tassi di mortalità e morbidità.

Caso Clinico

Presentiamo il caso clinico una donna di 82 anni affetta da diabete mellito, in trattamento emodialitico per IRC secondaria a PKD, con CVC giugulare sx a permanenza per assenza di un letto vascolare adeguato alla creazione di una FAV, ha presentato una infezione dell’exite site 8 mesi dopo l’inizio della dialisi, trattata con terapia locale con mupirocina con beneficio. Dopo 15 giorni la paziente ha presentato una sintomatologia caratterizzata da febbre 39°C, PCR 23.1 mg%, leucociti 33600/mmc, neutropenia 1.64 x10, emocoltura positiva per St. Aureus trattato con teiclopanina 400 mg a giorni alterni con risoluzione dell’iperpiressia, riduzione della PCR 4.4 mg%. Dopo una settimana con terapia antibiotica in corso nuovo episodio di iperpiressia con PCR 24.4 mg%, leucociti 6400 mm/mmc con emocoltura positiva per St. epidermidis. e St haemoliticus (sensibili entrambi a linezolid), dolore alla spalla omolaterale al catetere.

L’ecografia della spalla e la TAC hanno documentato tumefazione flogistica di natura settica delle parti molli articolari e periarticolari dell’articolazione sterno claveare e della spallacon interessamento della prima articolazione sternocostale, ispessimento capsulo sinoviale e modica soffusione sinoviale articolare con minuscola erosione parcellare della testa clavicolare (Fig 1, 2). Alla terapia antibiotica veniva associata terapia steroidea ed Ig vena e veniva rimosso il CVC giugulare il cui esame colturale risultava positivo per Stafilococco epidermidis.

Dopo 5 giorni di trattamento la paziente non ha più avuto febbre PCR ridotta sino a 1.2 mg/dl.

La terapia antibiotica con Linezolid è proseguita per 15 giorni sostituita con vancomicina per pancitopenia.

Conclusioni

Questo caso conferma i maggiori rischi che i CVC comportano per i pazienti in RDT che li utilizzano come accesso vascolare e sottolinea la possibilità di complicanze infettive anche a partire dall’exit site.