Implementazione e sviluppo del primo centro di Emodialisi Domiciliare in Campania: risultati a due anni

Razionale

L’Emodialisi Extracorporea Domiciliare (HHD) è un’alternativa non ancora ben conosciuta nel panorama dei trattamenti sostitutivi dell’insufficienza renale cronica. Questo tipo di modalità dialitica, già utilizzata in altri Paesi e in alcune Regioni Italiane, può offrire significativi vantaggi in termini di outcomes clinici, socio-economici e soprattutto di qualità della vita del paziente.

La metodica di HHD più diffusa è la Short Daily Home Hemodialysis (SDHHD), che consiste in 4-6 trattamenti dialitici a settimana ognuno della durata di circa 2,5 ore. La riduzione dei periodi inter-dialitici e la durata più breve del trattamento rendono la metodica molto sicura e ben tollerata, permettendo una maggiore stabilità emodinamica e migliori risultati clinici, come confermato dalla letteratura internazionale. Sono ormai sempre più numerose le evidenze scientifiche che mostrano che trattamenti emodialitici più brevi e frequenti determinano:

La cattedra di Nefrologia dell’Università Federico II di Napoli ha intrapreso nel 2014 un programma di Emodialisi Domiciliare in linea con quanto stabilito dal Piano Sanitario Regionale che mira all’implementazione delle terapie domiciliari.

Casistica e Metodi

Da Agosto 2014 sono stati arruolati cinque pazienti in Emodialisi Domiciliare. Il trattamento emodialitico domiciliare scelto dalla Cattedra di Nefrologia dell’Università di Napoli “Federico II”, è la Short Daily Home Hemodialysis (SDHHD) con in media 5 trattamenti/settimana della durata di circa 2,5 ore. L’apparecchiatura utilizzata per questo tipo di trattamento, che per le sue caratteristiche è attualmente unica sul mercato, è il cycler portatile NxStage System One (Figura 1). La macchina ha dimensioni miniaturizzate (misure in cm: H=33; L=33, P =37, Peso: circa 30 Kg) rispetto ai reni artificiali “convenzionali” ed è facilmente trasportabile permettendo in questo modo ai pazienti di spostarsi e di viaggiare. L’apparecchiatura non necessita di impianti per il trattamento dell’acqua (moduli di osmosi inversa) o per la disinfezione dei circuiti, dal momento che utilizza sacche di dialisato da 5 litri premiscelato e preconfezionato sterilmente e pronte all’uso (Fig  2). In questo modo il domicilio del paziente non necessita di alcun cambiamento strutturale (idraulico ed elettrico). Linee e filtro sono già preassemblati a modello cartridge, quindi non devono essere montate, ma bisogna semplicemente inserire la cartuccia all’interno del cycler (Fig. 3).

Risultati

Caso 1:Paziente di 86 anni in emodialisi (HD) da Gennaio 2014. Scarso compenso emodinamico intradialitico. Ad Agosto 2014 inizio SDHHD remissione della sintomatologia ipotensiva intradialitica e riduzione delle dosi di ESA.

Caso 2: Paziente di 67 anni affetto da vasculopatia da danno ipertensivo. Inizio della HD ad Agosto 2014, switch a SDHHD a Febbraio 2015. Migliore controllo pressorio e riduzione del numero e del dosaggio dei farmaci antiipertensivi.Conservata la diuresi residua senza necessità di incrementare la dose dialitica.

Caso 3: Paziente di 64 anni diabetico in HD da Settembre 2015. Inizio della SDHHD a Febbraio 2016 con sospensione della terapia antiipertensiva e migliore controllo glicometabolico.Ridotto fabbrisogno dosi di ESA e di ferro.

Caso 4: Paziente di 68 anni affetto da cardiopatia ischemica cronica e disturbi del ritmo cardiaco.Inizio della della HD nel 2013 con scarso controllo pressorio e frequenti episodi di bradicardia ed ipotensione intradialitica.Inizio della SDHHD a febbraio 2016 con migliore stabilità degli elettroliti sierici e della frequenza cardiaca. Migliore controllo pressorio con un ridotto numero di farmaci.

Caso 5: Paziente di anni 75 affetto da scompenso cardiaco severo secondario a cardiomiopatia
dilatatativa. ipotensione cronica sintomatica.Inizio della HD a gennaio 2016 passaggio a SDHHD a febbraio 2016 con miglioramento della frazione di eiezione e migliore stabilità emodinamica.

Conclusioni

Ad oggi per tutti i pazienti in SDHHD non si sono verificate significative complicanze intradialitiche o dell’accesso vascolare.Gli indici di adeguatezza dialitica risultano essere a target.Si sono resi evidenti i miglioramenti degli outcomes come descritto in letteratura ed un maggiore benessere psicofisico rispetto alla HD tradizionale.