IL VOLUME MEDIO PIASTRINICO IN DIALISI PERITONEALE: UN MARKER DI VASCULOPATIA PERITONEALE?

Introduzione

Il volume medio piastrinico (MPV) è attualmente considerato di interesse scientifico per la stratificazione del rischio cardiovascolare. L’importanza dei markers di flogosi (PCR e VES) per la malattia cardiovascolare è gia ben conosciuta. Pazienti con valori elevati del VMP sono più a rischio di trombosi arteriose e venose, come per esempio l’infarto miocardico o l’ischemia cerebrale. Con la riduzione della funzionalità renale i valori del VMP diminuiscono lievemente. Il VMP potrebbe essere, in dialisi peritoneale, un indicatore correlato alla distribuzione ed all’integrità dei vasi nello spazio addominale.

Scopo del Lavoro

Scopo dello studio è stato quello di valutare l’associazione tra VMP, markers di flogosi e funzionalità della membrana peritoneale.

Materiali e Metodi

In 55 pazienti il VMP, la PCR e la VES venivano valutati unitamente ai dati antropometrici (età, altezza, peso corporeo), clearances dialitiche renali e peritoneali e la funzionalità peritoneale durante il primo peritoneal equilibration test (standard PET di 4 ore con glucosio 2.27%). Tutti i pazienti presentavano una diuresi residua di almeno 100ml al giorno. Il VMP veniva analizzato con un analizzatore ematologico automatizzato. La PCR veniva valutata tramite tecnica standard di laboratorio (non high sensitive). Per l’analisi delle clearances e della funzionalità peritoneale venivano acquisiti la clearance della creatinina settimanale, la clearance dell’urea, il Kt/V (renale, peritoneale e totale) ed il D/P della creatinina a 240 minuti.

Risultati

La clearance settimanale della creatinina era in media 85.0 litri/settimana (renale 54.9, peritoneale 30.2 litri/settimana), la clearance settimanale dell’urea 75.8 litri/settimana (renale 29.4, peritoneale 46.5 litri/settimana) ed il Kt/V 2.0 (renale 0.8, peritoneale 1.2). La diuresi residua era in media di 1266 ml/die. Il VMP era compreso tra 6.6 e 11.5 fl (media 8.2 fl). I dati antropometrici, la clearance della creatinina, la clearance della urea, il Kt/v (renale, peritoneale e totale) e la PCR non correlavano con il VMP. Il VMP correlava invece, significativamente, con il D/P della creatinina a 240 minuti (r=0.29, p=0.03) (Figura 1) e con la VES (r=0.65, p=0.002) (Figura 2); mentre il D/P della creatinina non era associato alla PCR ed alla VES (Figura 3). I pazienti con trasporto peritoneale lento (n=8) mostravano valori del VMP significativamente inferiori rispettivo ai pazienti con trasporto peritoneale intermedio (n=44) e rapido (n=3) (volume medio piastrinico media ± deviazione standard: trasportatore lento 7.3±0.6 fl, trasportatore intermedio 8.4±0.8 fl, trasportatore rapido 8.6±0.2 fl, p=0.004) (Figura 4).

Conclusioni

Il VMP potrebbe essere un indicatore della funzionalità peritoneale già all’inizio della terapia dialitica peritoneale. Pazienti con trasporto lento presentano un VMP inferiore ai pazienti con trasporto intermedio o rapido. Bassi valori di VMP rispecchiano una ridotta attivazione piastrinica ed endoteliale e, verosimilmente, anche un ridotto stato infiammatorio generale. Per questi motivi, il VMP potrebbe essere un marker significativo dello stato vascolare peritoneale.