HHV8: MALATTIA VIRALE EMERGENTE NEL TRAPIANTO RENALE

Introduzione

I virus sono la causa più importante di infezione e fonte di mortalità nel trapianto renale. La viremia di alcuni, come l’HHV8, predispone a malattie linfoproliferative (Linfoma, Sarcoma di Kaposi, Malattia di Castlemann). Scopo dello studio è valutare la necessità di dosare nei donatori e riceventi l’HHV8DNA e modificare l’immunosoppressione per ridurre e/o ritardare l’insorgenza della neoplasia. 

Materiali e Metodi

Nel 2013-2016 abbiamo valutato l’incidenza dell’HHV8 DNA in trapiantati renali da donatore cadavere che presentavano linfocitosi (n.92) o lesioni cutanee sospette di Kaposi (n.7). Inoltre abbiamo osservato l’outcome del paziente e del graft dopo variazioni terapeutiche.

Risultati

L’incidenza di HHV8DNA era del 100% nei pazienti con diagnosi dermatologica confermata di Kaposi, che insorgeva dopo13 ±11 mesi dal trapianto. Nei pazienti con linfocitosi l’incidenza di HHV8 era, in quelli che avevano eseguito il prelievo (n.40), del 25% (n.10).In tutti i paz con Kaposi cutaneo HHV8+ si passava dalla triplice terapia Pred+FK+MMF a Sirolimus+Pred. A 4 mesi dalla diagnosi in 2 exitus prima dello switch (un pz con Kaposi viscerale e uno con M. di Castlemann no-responder al Rituximab); in 3 le lesioni cutanee regredirono dopo lo switch e in 2 si ebbe stabilità del coinvolgimento cutaneo.In tutti e 5 l’MDRD era stabile. I pazienti con linfocitosi e HHV8DNA+ dopo 6 mesi non hanno ancora sviluppato malattie linfoproliferative.

Discussione

Nel trapianto renale la morbidità dell’HHV8 è stata considerata poco rilevante. Il nostro studio fornisce nuove e significative informazioni sull’HHV8 post trapianto. I pz con Kaposi hanno manifestato la malattia precocemente (contagio del donatore?), ma in quelli che hanno variato precocemente la terapia abbiamo osservato una migliore sopravvivenza del paziente e del graft. Questo dato è allarmante in quanto negli screening annuali non sempre viene contemplato, mentre una diagnosi precoce potrebbe ridurre l’aggressività virale. Uno studio multicentrico e follow up più lunghi sono comunque necessari per validare i dati.