EFFETTO DEL SEVELAMER NELLA RIDUZIONE DEI LIVELLI CIRCOLANTI DI P-CRESOLO NEI PAZIENTI IN DIALISI PERITONEALE

INTRODUZIONE

Il p-cresolo è una tossina uremica, legata alle proteine plasmatiche, prodotta a livello intestinale dal metabolismo degli aminoacidi aromatici ad opera dalla flora batterica residente Cummings JH, 1983 [1]. Recenti evidenze hanno mostrato che esso è un fattore di rischio indipendente di malattia e mortalità cardiovascolare in dialisi Liabeuf S, 2010 [2] (full text). Pertanto, numerosi sforzi sono stati indirizzati all’identificazione di strategie terapeutiche in grado di ridurre i livelli plasmatici di p-cresolo. La dialisi, comprese le tecniche dialitiche alternative, è risultata inefficace nella rimozione delle tossine uremiche significativamente legate alle proteine plasmatiche Krieter DH, 2010 [3] (full text). Dal momento che studi in vitro hanno dimostrato che il sevelamer è in grado di sequestrare il p-cresolo, è stato ipotizzato che questo chelante del fosforo somministrato oralmente potrebbe ridurre le concentrazioni sieriche di p-cresolo nei pazienti affetti da insufficienza renale cronica prevenendone l’assorbimento. Tuttavia, i dati in vitro non sono stati confermati dai pochi studi in vivo presenti in letteratura Brandenburg VM, 2010 [4] (full text). Inoltre, l’impatto del trattamento consevelamer sui livelli di p-cresolo nei pazienti in dialisi peritoneale (PD) non sono mai stati indagati.

OBIETTIVO DELLO STUDIO

Obiettivo del nostro studio è stato valutare l’effetto della terapia con sevelamer sulle concentrazioni sieriche di p-cresolo in pazienti affetti da IRC in trattamento dialitico peritoneale.

METODI

Abbiamo condotto uno studio monocentrico, osservazionale , cross-sectional su 53 pazienti in dialisi peritoneale, divisi in due gruppi, in base all’utilizzo (Gruppo Sev , n=29) o meno (Gruppo controllo, n=24) del Sevalamer per la terapia dell’iperfosforemia secondaria, ed abbiamo comparato le concentrazioni sieriche di p-cresolo nei 2 gruppi. I pazienti sono stati, inoltre, sottoposti alla valtazione dei principali parametri biochimici, su sangue, urine ed effluente peritoneale. Tutti i pazienti sono stati inoltre sottoposti, al calcolo di: filtrato glomerulare residuo (rGFR), clearance della creatinina totale, normalized protein catabolic rate (nPCR) e dose dialitica settimanale totale (Kt /V).

Abbiamo poi diviso il gruppo controllo in 2 sottogruppi, in base all’utilizzo (Gruppo lantanio) o meno (Gruppo no binder) del carbonato di lantanio (Tab. 1).

RISULTATI

Abbiamo riscontrato che i livelli di p-cresolo erano significativamente più bassi in pazienti del gruppo Sev rispetto ai controlli (5.2 ± 4.9 vs 9.6 ± 6.4 mg/l, p<0,05). Al contrario, i 2 gruppi non differivano tra loro per adeguatezza dialitica (KT/V), funzione renale residua (volume urinario e GFR), intake proteico (nPCR) ed albuminemia, escludendo che altre cause, differenti dall’assunzione di Sevelamer, potessero giustificare i più bassi livelli di p-cresolo nel gruppo Sev. Gli stessi risultati si osservavano quando si confrontavano il gruppo Sev ed i due sottogruppi lantanio e no binder, a conferma del fatto che la riduzione del p-cresolo non dipende dall’utilizzo di un qualsiasi chelante del fosforo (Tab. 2, Fig. 1).

CONCLUSIONI

Questi risultati suggeriscono che il sevelamer potrebbe rappresentare una strategia terapeutica efficace per ridurre i livelli plasmatici di p-cresolo in dialisi peritoneale, verosimilmente attraverso il legame con questa tossina uremica a livello intestinale.