DAAs per il trattamento dell’epatite C in dialisi: una gestione complessa?-L-

RAZIONALE

L’infezione cronica da HCV condiziona negativamente la sopravvivenza dei pazienti in dialisi (Fabrizi F. – 2012 [1]). Il trattamento con inferferone in monoterapia ha fornito risultati insoddisfacenti (Fabrizi F. – 2015 [2]), l’aggiunta della ribavirina ha migliorato la risposta virologica ma il farmaco è scarsamente tollerato in questi pazienti (Fabrizi F. – 2014 [3]). Gli antivirali ad azione diretta (DAAs) rappresentano un’opzione potenzialmente utile, tuttavia i dati relativi al loro impiego nei pazienti uremici in dialisi sono per ora assai limitato (Pockros PJ – 2016 [4] (full text); Fabrizi – 2016 [5]; Fabrizi F. – 2016. [6]).

Descriviamo il caso di un paziente uremico trattato con DAAs.

CASO CLINICO

Uomo di 48 anni in emodialisi dal Marzo 2005 dopo failure del secondo trapianto renale per rigetto cronico. Il paziente era già HCV positivo con elevata replicazione virale.

Nel Gennaio 2016 il paziente è stato considerato idoneo al trattamento don DAAs.

L’HCVRna era di 1026904 cp/ml e l’infezione era sostenuta da un virus di genotipo 4. Il Fibroscan documentava una fibrosi F3.

Veniva iniziata terapia con Ombitasvir 25 mg/die + Paritaprevir 150 mg/die + Ritonavir 100 mg/die + Ribavirina 200 mg/die.

Il trattamento è durato 12 settimane durante le quali venivano controllati l’emocromo e l’HCV-RNA quantitativo. Dopo i primi 15 giorni di trattamento si è assistito alla negativizzazione dell’HCV-RNA. L’emoglobina ha mostrato una significativa riduzione da 10.4 g/dl a 8 g/dl con la conseguente necessità di aumentare da dose di Eritropoietina dapprima e di eseguire una emotrasfusione di 1 unità di emazie concentrate alla decima settimana di trattamento. Non si sono manifestati altri effetti collaterali riferibili ai DAAs o alla Ribavirina.

CONCLUSIONI

Nel caso trattato l’impiego dei DAAs si è rivelato semplice nell’uso ed efficace quanto a risposta virologica. La significativa anemizzazione è verosimilmente da imputarsi all’emolisi indotta dalla ribavirina, tuttavia in considerazione della sua comparsa tardiva non abbiamo ritenuto opportuno sospenderne l’assunzione provvedendo diversamente alla sua correzione.