Capacità di “Care-Management” in Dialisi: confronto tra Dialisi Peritoneale ed Emodialisi-L-

Razionale

Una problematica sanitaria prevalente, anche in ambito nefrologico, è la gestione cronica dei trattamenti sostitutivi della funzione renale. Migliorare il coinvolgimento attivo del paziente nella gestione della propria malattia cronica, si traduce in un outcome clinico positivo ed in un minore tasso di ospedalizzazione (Pulvirenti M. 2015) [1].

Per circa un ventennio, la comunità nefrologica ha tentato di ricercare se vi fosse una qualche differenza in termini di sopravvivenza tra le due metodiche sostitutive, senza dare una risposta definitiva. Oggi, probabilmente, non è un dato determinante nel preferire una metodica rispetto all’altra (Lee MB. 2016) [2].

Scopo dello studio è stato quello di misurare, in assenza di dati di letteratura, il grado di autonomia del paziente nella gestione delle cure in dialisi peritoneale ed emodialisi a confronto (Greene J. 2015) [3] (full text).

Casistica e metodi

Sono stati selezionati 100 pazienti, confrontabili per sesso, età, comorbidità ed età dialitica, valutati con l’ausilio di 2 scale psicometriche:

PHE (Patient Health Engagement), che misura l’elaborazione emotiva della malattia da parte del paziente,(Graffigna G. 2015) [4] (full text)

PAM (Patient Activation Measure) che rileva il grado di competenza e autonomia nella gestione delle cure (Graffigan G. Borrello S. 2015) [5] (full text).

Entrambe le scale sono validate in ambito internazionale ed in diverse aree medico specialistiche, ma non in nefrologia (Stepleman L. 2011) [6].

L’analisi statistica dei dati si è sviluppata in quattro fasi:

1. Il confronto dei punteggi ottenuti dalle scale PHE e PAM tra i due gruppi di pazienti in dialisi peritoneale ed emodialisi è stato valutato con il Test di Stuart Maxwell.

2. La correlazione tra i punteggi delle scale e le variabili continue: età dei pazienti e il tempo di permanenza in dialisi è stato valutato con il test di Kruskall-Wallis.

3. Il confronto dei punteggi di entrambe le scale e le variabili categoriche: sesso dei pazienti e comorbidità è stato valutato con il test di Fisher.

4. In un secondo momento sono stati valutati, per ciascun paziente in dialisi peritoneale ed il corrispettivo confrontabile in emodialisi, l’indice di ospedalizzazione in termini di giorni di ricovero e gli episodi di ricovero per tutte le cause.

Risultati

Nel nostro studio è emerso che ben Il 76% dei pazienti in dialisi peritoneale si colloca al quarto e più alto livello della scala PAM, che esprime un elevato grado di autonomia nella gestione delle cure e del proprio stato di salute, mentre per i pazienti in emodialisi ció è stato dimostrato solo nel 34% dei casi (p<0.001).

Per la scala PHE, i punteggi ai vari ivelli di entrambe le scale non sono significativamente diversi nei due gruppi (p=0.07).

L’età, il tempo di permanenza in dialisi e le comorbidità non sono correlati con i punteggi delle scale.

La valutazione dei giorni di ricovero per anno, nei due gruppi, era minore nei pazienti in dialisi peritoneale, ma il confronto non è risultato statisticamente significativo.

Conclusioni

Nel nostro studio, è stato dimostrato, con dati definitivi, che il coinvolgimento attivo in Dialisi Peritoneale è superiore rispetto al paziente in emodialisi a parità di ogni altra variabile misurata. 

La valutazione del coinvolgimento attivo del pazeinte verso il proprio stato di salute, equivale a verificare la motivazione che spinge il malato a prendersi cura di se stesso. Lìanalisi di questo aspetto è il presupposto di una strategia terapeutica ottimale e mirata, che il clinico concorderà con il pazeinte stesso, al fine di realizzare un piano terapeutico strategico nei modi, contenuti e tempi, che rispetteranno il graduale livello di coinvolgimento attivo del paziente che si modifica nel tempo, così come cambia l’eseprienza di malattia (Graffigna G. 2016) [7] (full text).