INTRODUZIONE
La prevalenza della malattia metabolica dell’osso nei pazienti con insufficienza renale cronica è in progressivo aumento. L’entità e la rilevanza clinica del danno osseo, comprese le sue conseguenze sull’apparato cardiovascolare non sono ancora del tutto definite. La fibrillazione atriale è un’aritmia comune negli emodializzati ed è associata a un elevato rischio trombo-embolico. Le linee guide cardiologiche raccomandano l’utilizzo della terapia anticoagulante orale (TAO) con warfarin come prevenzione degli eventi di trombo-embolia nei pazienti che presentano l’aritmia. Alcune evidenze sia sperimentali che cliniche, suggeriscono che il warfarin possa favorire lo sviluppo di calcificazioni vascolari, per l’interferenza con l’attività di due proteine Vitamina K dipendenti, la Matrix Gla protein e la Growth Arrest Specific gene 6 protein. Inoltre l’utilizzo di Warfarin è stato associato ad un aumentato rischio di fratture dovute a osteoporosi negli anziani.
SCOPO
- Valutare in una popolazione di pazienti emodializzati con e senza fibrillazione atriale, la prevalenza di calcificazioni vascolari e fratture vertebrali
- Verificare se l’assunzione di warfarin ha un’influenza sull’entità dei due fenomeni.
METODI
Sono stati studiati 314 pazienti emodializzati, di cui 101 con documentata fibrillazione atriale. In tutti i pazienti sono stati raccolti i dati relativi a esami ematochimici, comorbidità e terapie assunte. Tutti i pazienti hanno eseguito una radiografia della colonna toraco-lombare in laterolaterale per la valutazione delle calcificazioni vascolari e delle fratture vertebrali. Per la classificazione delle calcificazioni vascolari è stato utilizzato lo score di Kauppila. La presenza di fratture è stata valutata in base al metodo semiquantitativo visivo secondo Genant.
Modelli di regressione logistica sono stati applicati per valutare l’associazione tra calcificazioni vascolari e fratture vertebrali e le variabili considerate.
RISULTATI
I pazienti con fibrillazione atriale avevano una maggior presenza di comorbidità (Figura 1), più elevati livelli di fosfatasi alcalina e più bassi valori di vitamina D (Figura 2). Il 48% di essi assumeva TAO. Le calcificazioni più estese (>10 cm) erano maggiormente presenti nei pazienti aritmici (76%) rispetto ai pazienti non aritmici (33%), p< 0.001. Inoltre i fibrillanti presentavano una minore prevalenza di fratture vertebrali (40% verso 60%), p=0.003 (Figura 3). La fibrillazione atriale [(OR=5.41, 95%CI 2.30-12.73), p=0.001] e i valori di vitamina D [OR=2.05, 95%CI 1.10-3.83), p=0.03] erano predittori indipendenti della presenza di calcificazioni vascolari (Figura 4). I fattori predittivi indipendenti della presenza di fratture vertebrali erano il sesso maschile [OR=1.76, 95%CI 1.07-2.90, p=0.03] e l’età più avanzata [OR=1.04/year, 95%CI 1.01-1.07, p=0.02] (Figura 5).
CONCLUSIONI
In una popolazione di pazienti emodializzati la presenza di fibrillazione atriale e di valori di vitamina D <20 ng/ml si associa in modo indipendente a quella di calcificazioni vascolari, Inoltre nei pazienti con fibrillazione atriale i livelli di vitamina D sono significativamente inferiori rispetto a quelli dei soggetti non aritmici. Nella nostra popolazione il sesso maschile e l’età più avanzata sono predittori indipendenti di fratture vertebrali. L’assunzione di warfarin non è risultata associata né ad un aumento di calcificazioni vascolari, né di fratture vertebrali.
I nostri dati suggeriscono che i pazienti sottoposti a emodialisi che presentano fibrillazione atriale dovrebbero essere comunque considerati soggetti ad alto rischio per la presenza di calcificazioni vascolari, indipendentemente dal fatto che assumano inibitori della vitamina K.