APPLICAZIONE COMBINATA ECMO-CRRT IN PAZIENTI AD ELEVATA CRITICITÀ: ESPERIENZA DI 11 CASI

Razionale

In ambiente intensivistico, uno dei quadri più temuti perché frequentemente fatale, è rappresentato dallo sviluppo di MOF (Multiple Organ Failure).

L’eziologia è molto ampia, ma indipendentemente dalla causa, il quadro evolutivo è rappresentato dalla progressiva perdita di funzionalità di più organi tale da mettere in pericolo la sopravvivenza dell’intero organismo.

Gli organi maggiormente e più precocemente colpiti sono il sistema cardio-polmonare e quello renale. Il quadro clinico che si sviluppa può essere talmente compromesso da rendere necessario sostituire entrambe le loro funzioni contemporaneamente. Ciò è possibile attraverso l’attuazione di una terapia di combinazione di ECMO e CRRT.

L’ECMO (Extra Corporeal Membrane Oxygenation) consiste nel creare un bypass della funzione cardio polmonare attraverso la creazione di una via extracorporea all’organismo permettendo così l’ossigenazione e la decapneizzazione del sangue, in caso di insufficienza respiratoria intrattabile, di insufficienza cardiaca o di entrambe.

Casistica e Metodi

Si tratta di uno studio retrospettivo che considera pazienti critici ricoverati in ambiente intensivo cardiochirurgico, sede in cui viene praticata la terapia extracorporea di ossigenazione.

Abbiamo raccolto i dati di tutti i pazienti che sono stati sottoposti ad ECMO e tra questi ci siamo focalizzati su quelli che hanno necessitato di una terapia combinata e contemporanea di ECMO e CRRT.

La casistica comprendeva 11 pazienti sottoposti ad ECMO-CRRT in un periodo di 3 anni, su un gruppo totale di 35 pazienti (31%) sottoposti ad ECMO.

I pazienti selezionati erano in predominanza di sesso maschile (10 Maschi vs 1 Femmine) e presentavano un’età di 62±13 anni (Media±DS) e compresa tra 40 e 83 anni.

Dall’anamnesi è emerso che erano affetti da insufficienza renale cronica (5 pazienti), da cardiopatia ischemica e/o ipertensiva (11 pazienti), da sovrappeso (BMI 27.9±6.7).

Erano tutti degenti in terapia intensiva cardiochirurgica, ma 5 di loro provenivano dalla terapia intensiva generale da dove erano stati trasferiti per la necessità di essere sottoposti ad ECMO.

Risultati

Lo sviluppo di MOF derivava da un quadro di shock settico in 2 casi, dallo sviluppo di un deficit di pompa conseguente a intervento cardio-chirurgico maggiore in 5 casi e da insufficienza respiratoria intrattabile in 4 casi.

Il trattamento ECMO è durato 364±221 ore (522±289 ore nei sopravvissuti) e ha preceduto la terapia con CRRT di 153±110 ore (157±154 ore nei sopravvissuti).

La tipologia di CRRT è stata in 7 casi di CVVHD (63%) e in 4 casi di CVVH (36%).

Nei pazienti sopravvissuti, la creatinina plasmatica all’inizio del trattamento CRRT era di 2.94±0.99 mg/dl con urea di 235±69mg/dl, mentre alla sospensione della metodica la creatinina era scesa a 1.74±0.67mg/dl e l’urea a 166±63mg/dl. In questo gruppo di pazienti, abbiamo valutato l’adeguatezza dialitica considerando il Kt/V dell’urea che era di 0.38±0.25.

Il tasso di mortalità è stato del 63% (7 pazienti), giustificato dalla grave compromissione generale e per le comorbidità che i pazienti presentavano.

Da sottolineare che un paziente sopravvissuto era affetto da insufficienza renale cronica (GFR secondo MDRD <30 ml/min/1.73m2) al momento del ricovero.

Conclusioni

Lo sviluppo di MOF rimane un’evenienza critica per la sopravvivenza del paziente. Tuttavia, la somministrazione di terapie ad alto rischio e molto invasive come ECMO-CRRT sono necessarie e talvolta riescono a superare la criticità dell’acuzia permettendo un recupero completo dei sistemi interessati.

Pertanto, in un mondo sempre più globalizzato e tecnologico, assume un ruolo sempre più rilevante la creazione di rapporti di collaborazione tra figure specialistiche diverse al fine di ridurre la mortalità dei pazienti che hanno sviluppato MOF.