SICUREZZA E CONVENIENZA NELL’IMPIEGO DEI BIOSIMILARI IN EMODIALISI

INTRODUZIONE

L’impiego dei biosimilari è attualmente molto dibattuto in termini di efficacia, sicurezza e costi, rapportati a quelli dei farmaci originatori.

È noto che ogni agente biologico ha in sè una potenziale immunogenicità, essendo ottenuto dal complesso “sistema cellula” con tecniche di DNA-ricombinante. Questa proprietà diventa ancor più rilevante nel confronto tra originatore e biosimilare. Può essere infatti influenzata dal diverso processo di produzione, quanto più si discosta dal protocollo originale, e dalla qualità del prodotto, in presenza di impurità e contaminanti, oltre che dipendere dalla via di somministrazione, dalla durata del trattamento e dal tipo di paziente. (Gesualdo L. et al., 2009 [1])

I risultati di sicurezza ed efficacia ottenuti da studi pre-clinici e clinici hanno consentito di immettere gli agenti stimolanti l’eritropoiesi (ESA) biosimilari sul mercato, ma per poterne valutare i potenziali rischi, soprattutto a lungo termine, il principale strumento di controllo è la farmacovigilanza (aggiornamento n. 12 aprile 2009, AIFA).

Dal 2011 alcune Regioni, compreso il Piemonte, hanno indetto gare a lotto unico relative all’impiego di ESA per favorire la diffusione dei biosimilari e indurre una maggiore concorrenza, finalizzata a ridurre i costi degli originatori e quindi a consentire un contenimento della spesa sanitaria. Nella Delibera della Giunta Regionale piemontese del febbraio 2011 è contenuto il documento di indirizzo e raccomandazione sull’utilizzo dei farmaci biosimilari per il trattamento dell’anemia secondaria ad insufficienza renale cronica (IRC). In particolare pone l’indicazione al loro impiego nei pazienti naive e propone di eseguire uno shift da originatore a biosimilare in pazienti selezionati secondo il giudizio del medico. Il documento prevede che in ogni paziente scelto per il trattamento con biosimilare venga eseguito il prelievo di un campione di siero da crio-conservare.

Il Consiglio Direttivo della Società Italiana di Nefrologia (SIN) ha espresso la sua posizione nel febbraio 2011 sostenendo che: “ESA-biosimilari e originatori non possono essere considerati bioequivalenti in termini di efficacia e quindi interscambiabili, in particolare per motivi di tracciabilità del farmaco in caso di reazioni avverse; è contraria a gare a lotto unico che non consentono una discrezionalità prescrittiva del medico, che invece tiene conto delle caratteristiche del singolo paziente”.

(http://www.sinitaly.org/Comunicazioni/altre_comunicazioni/2011/2011_02_28.asp)

SCOPO

Questo studio osservazionale si propone di verificare la sicurezza ed il rapporto costo-efficacia nell’impiego degli ESA-biosimilari in un gruppo di pazienti in trattamento emodialitico presso il nostro centro nell’anno 2011.

METODI

Il nostro campione è composto da 19 pazienti (17% della nostra popolazione emodialitica; 9 maschi e 10 femmine, di età media 73.3 anni e peso corporeo medio 64.8 kg), posti in terapia con biosimilare HX575 (Binocrit, Sandoz): 3 pazienti naive e 17 pazienti convertiti da originatori, rispettivamente 8 da alfa-epoietina, 2 da beta-epoietina, 6 da darbepoietina (per quest’ultima utilizzando un fattore di conversione 1:200).

Il periodo di osservazione è stato in media di 7.37 mesi (range 3-14 mesi).

Sono stati valutati l’andamento dell’emoglobina (Hb), l’assetto marziale, l’efficienza dialitica (Kt/V), i livelli di PTHi, la dose complessiva dei diversi tipi di ESA, i relativi costi e gli eventuali effetti collaterali.

RISULTATI

Il valore medio di Hb è risultato 10.8 g/dl (range 9.5-12.4), di ferritina 558.3 ng/ml (range 38-1522), di saturazione della transferrina (TSAT) 25.8% (range 11-69), di Kt/V 1.33 (range 0.8-2.01), di PTHi 250.8 pg/ml (range 78.5-601). La dose media settimanale di ESA-biosimilare utilizzata in questo gruppo di pazienti è stata di 10.526 UI, corrispondente ad un valore di 162.4 UI/kg/settimana (considerando il peso corporeo medio di 64.8 kg), e di 15 UI settimanali/kg/Hb (indice di resistenza dell’eritropoietina, ERI).

Nel periodo di osservazione non sono stati riscontrati effetti collaterali.

Considerando i 16 pazienti convertiti da originatore a biosimilare (sempre con somministrazione endovenosa) risulta che il consumo è aumentato dell’11.1% (dose media di ESA in precedenza 11000 UI/settimana, dopo la conversione 12222 UI/settimana), a fronte di una stabilità dell’Hb (10.76 g/dl pre-conversione, 10.84 g/dl post-conversione).

Tenuto conto dei costi derivati dall’aggiudicazione della gara regionale, si calcola un risparmio settimanale stimato del 43.4% (185.9 vs 328.6 euro).

CONCLUSIONE

I risultati di questo studio mostrano che la conversione da una terapia con ESA-originatori a quella con biosimilari è sicura ed efficace dal punto di vista clinico, mantenendo livelli di Hb stabili, ed è conveniente, riducendo i costi, come già dimostrato in altri studi.

(http://www.asn-online.org/education_and_meetings/kidneyweek/archives/RW10Abstracts.pdf– pag 432; Ahmed I. et al, Clin Ther 2012 [2])

Il limitato intervallo temporale di osservazione ed il ridotto numero di casi del nostro studio tuttavia non permettono conclusioni definitive, soprattutto riguardo i pazienti resistenti.