LA TERAPIA NUTRIZIONALE NEL PAZIENTE NEFROPATICO COME STRUMENTO DI PREVENZIONE DEL DANNO OSSIDATIVO E COME SUPPORTO ALLA DIALISI

INTRODUZIONE

I pazienti emodializzati possono andare incontro a due differenti forme di malnutrizione:

  • Malnutrizione per difetto (sottonutrizione/malnutrizione proteico-calorica) spesso associata alla presenza di infiammazione ed aterosclerosi: “sindrome MIA” (Stenvinkel P. et al, Kidney Int. 1999 May; 55(5): 1899-911 [1])
  • Malnutrizione per eccesso (sovranutrizione e conseguente obesità), spesso associata a Sindrome Metabolica

L’alta incidenza di malnutrizione proteico-calorica e la forte associazione tra malnutrizione e mortalità nei pazienti affetti da insufficienza renale cronica (IRC) suggeriscono la necessità di un attento monitoraggio nutrizionale e di opportuni interventi in questi pazienti (K/DOQI Guidelines [2]). 

Inoltre, non bisogna sottovalutare la difficoltà dei pazienti a seguire autonomamente una dieta corretta ed equilibrata che tenga conto delle molte limitazioni date dalla patologia e del fabbisogno necessario per ottenere uno stato nutrizionale adeguato.

SCOPO DELLO STUDIO

Mantenere e/o migliorare lo stato nutrizionale, i parametri di laboratorio e la qualità di vita riducendo lo stato microinfiammatorio.

MATERIALI E METODI

Studio osservazionale prospettico condotto su 10 pazienti emodializzati (Figura 1) sottoposti a:

FASE I

  • Valutazione clinica
  • Valutazione dei parametri antropometrici, calorimetrici, dinamometrici, di appetito (VAS appetito), di performance (scala di Karnofsky), anamnesi alimentare, SGNA
  • Esami di laboratorio

FASE II

  • Consulenza nutrizionale: apportare modificazioni quantitative e qualitative alla dieta per  prevenire e correggere la malnutrizione proteico-calorica e la sovranutrizione

FASE III

  • Rivalutazione dei parametri clinici, laboratoristici e strumentali

RISULTATI

Ad ora è stata eseguita un’analisi descrittiva dei principali parametri ad 8 mesi. Nessuna variabile valutata ha una significatività statistica ma alcuni dati mostrano un miglioramento nel tempo.

A 4 mesi si nota una diminuzione del valore del fosforo (4,388 +/- 1,7431) che tende poi a risalire nel tempo (Figura 2). Allo stesso modo le LDL migliorano alla misurazione a 4 mesi  (69,75 +/- 22,499) e poi risalgono nelle successive (Figura 3). Il BMI mostra un miglioramento progressivo con la prosecuzione della dieta (Figura 4).

CONCLUSIONI

Questa prima analisi dei dati ci mostra un miglioramento nei parametri metabolici dei pazienti seppur in mancanza di una significatività statistica che potrebbe essere raggiunta al completamento della raccolta dati e, in prospettiva, ampliando il campione.

Il miglioramento dei parametri registrato a 4 mesi dall’inizio dello studio tende poi ad attenuarsi, indicando una diminuzione della compliance dei pazienti nel corso del tempo.

L’affiancamento della nutrizionista ha permesso di aumentare la compliance del paziente nell’accettazione di un regime dietetico restrittivo e selettivo, quale quello del dializzato. E’ stato riscontrato, inoltre, un effetto modeling, probabilmente dovuto al confronto diretto ed indiretto tra i pazienti ed alla percezione di un’incidenza positiva sulla qualità di vita dei soggetti seguiti.

Questo studio dimostra l’importanza della consulenza nutrizionale nel dializzato: un miglior risultato si potrebbe ottenere con un monitoraggio più ravvicinato e costante nel tempo.