LA DISGEUSIA DEL PAZIENTE UREMICO: LA QUALITÀ DI VITA È ANCHE QUESTIONE DI BUON GUSTO

Introduzione

L’assunzione di numerosi farmaci, il diabete mellito, l’avitaminosi B12, la carenza di Zinco sono tra le cause più frequenti di disturbi del gusto, dall’ageusìa (perdita completa del gusto), alla disgeusìa (innalzamento della soglia percettiva e percezione distorta dei gusti). I disturbi del gusto potrebbero condizionare lo stile di vita del paziente uremico (consumo di sale, incremento ponderale, introito di fosforo). Abbiamo voluto quindi verificarne la prevalenza in una popolazione di 78 pazienti in trattamento emodialitico, confrontandone le risposte ad un test standardizzato con quelle di una popolazione di controllo, costituita da soggetti ipertesi non uremici age matched.

Materiali e metodi

Il gusto del dolce, del salato, dell’amaro e dell’acido sono stati testati mediante soluzioni scalari di glucosio, cloruro di sodio, caffeina ed acido citrico.

Si è quindi attribuito ad ogni test un valore di:

  • 4 (riconosciuto alla più bassa concentrazione
  • (riconosciuto a concentrazione intermedia)
  • 2 (riconosciuto alla più elevata concentrazione 
  • 1 (non riconosciuto). 

Ciascun soggetto ha quindi ricevuto un punteggio da 4 (ageusia) a 16 (massima capacità di discriminare i gusti), ottenuto dalla somma dei singoli punteggi. 

Risultati

I soggetti di controllo hanno totalizzato punteggi compresi tra 11 e 16, con una mediana di 14±1.6.

I pazienti emodializzati hanno totalizzato punteggi tra 6 e 16, con una mediana di 12±2.9.

Nessun paziente presentava ageusia, mentre il 25% del campione totalizzava un punteggio inferiore a 10 (disgeusìa).

Il punteggio al test della disgeusìa correlava in maniera diretta con i livelli di emoglobina ed inversa con quelli di fosforo.

In altri termini i pazienti con scarsa capacità gustativa mostravano più bassi valori di emoglobina e più elevati livelli di fosforo, mentre non erano evidenziate correlazioni significative con l’incremento ponderale interdialitico, con l’età e l’anzianità dialitica.

Conclusioni

La disgeusìa è apparsa molto frequente tra i pazienti in emodialisi, caratterizzati da punteggi più bassi al test del gusto rispetto ai soggetti di controllo.

Tale disturbo, comunque annoverato tra gli effetti collaterali di numerosi farmaci di comune utilizzo tra i pazienti nefropatici, può avere molteplici spiegazioni peculiari dell’uremia.

La disgeusia non è parsa correlarsi all’incremento ponderale interdialitico.

Una correlazione diretta è invece stata evidenziata con i livelli sierici di fosforo, in una interessante ambivalenza di rapporti causa-effetto. Pazienti caratterizzati dai punteggi più elevati al test per la disgeusia, e quindi con un senso del gusto maggiormente conservato, mostrano infatti livelli di fosforo più bassi rispetto ai pazienti con senso del gusto meno conservato. L’ipotesi al riguardo è quindi: i pazienti con senso del gusto maggiormente alterato modificano la loro dieta in maniera tale da incrementare l’apporto di fosforo?

Una correlazione diametralmente opposta è invece quella tra livelli di emoglobina e punteggio al test del gusto. In altri termini i pazienti con gusto maggiormente alterato mostrano livelli più bassi di emoglobina. Tale aspetto è probabilmente da ascrivere alla tendenza della disgeusia a “surrogare” caratteristiche quali elevata età anagrafica o peggiori condizioni generali.

Restano da analizzare i possibili interventi terapeutici capaci di correggere la disgeusia del paziente uremico.

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