LA DENERVAZIONE RENALE MEDIANTE CATETERE (RDN) NELL’IPERTENSIONE REFRATTARIA: RISOLUZIONE DI UN CASO CLINICO

INTRODUZIONE

Il 5-10% dei pazienti ipertesi presenta una forma di ipertensione definita resistente/refrattaria ad un piano terapeutico che prevede la somministrazione di almeno 3 farmaci (di cui un diuretico) a dosi adeguate e che non ottiene una riduzione significativa dei valori sistolo-diastolici di pressione arteriosa. Recenti dati della letteratura (Schlaich MP-2009 [1]) (Krum H-2009 [2]) (Grassi G-2012 [3]) dimostrano l’efficacia terapeutica della denervazione  renale mediante catetere (RDN), in grado di  interrompere la trasmissione dei segnali encefalo-renali  attraverso il Sistema Nervoso Simpatico (SNS), nell’ipertensione refrattaria.

MATERIALI E METODI

L’approccio interventistico endovascolare per RDN è standard, simile a quello in uso per tecniche di angioplastica e stenting, e prevede il posizionamento nell’arteria renale, bilateralmente e in modo consequenziale, di un catetere monouso, introdotto per via femorale, collegato ad un dispositivo elettrochirugico erogante energia a radiofrequenza (RF) mediante un elettrodo monopolare in platino, posto sulla punta distale (Figura 1). L’emissione di energia a radiofrequenza attraverso la parete arteriosa, in conformità ad un algoritmo programmato, comporta l’ablazione dei nervi simpatici renali (Figura 2). La RDN è stata praticata in una paziente di 82 anni, affetta da cardiopatia ipertensiva con scompenso e malattia renale cronica (MRC) (stadio 3), ricoverata in ambiente cardiologico e sottoposta a PTCA per coronaropatia monovasale. Nonostante il trattamento con  diuretici, calcio-antagonisti, ace-inibitori, a-litici e inibitori del SNS  i valori  di pressione arteriosa media (PAM) risultavano costantemente > 106 mm/Hg. L’Eco Doppler non evidenziava anomalie di flusso a livello delle arterie renali, il GFR stimato era pari a 36 ml/min. (Figura 3).

RISULTATI E CONCLUSIONI

La procedura RDN è stata completata in 45’, ben tollerata dalla paziente. Nel periodo seguente si è osservato un progressivo calo dei valori di PAM, nonostante la riduzione dei farmaci anti-ipertensivi (15a giornata: 95 mm Hg; 30a giornata:83 mm Hg). A 60 giorni dalla RDN la PAM risulta nei limiti (86 mm Hg), con monoterapia a base di α-litici a basse dosi. (Figura 4). A 6 mesi si confermano i riultati consolidati. Il GFR stimato è pari a 56 ml/min.(Figura 5). Pertanto la RDN si è dimostrata una ottimale opzione terapeutica della ipertensione refrattaria in questa paziente con co-morbilità. A conferma di recenti segnalazioni (Hering D-2012 [4] [4]) riteniamo inoltre che la RDN abbia indicazione anche in pazienti con MRC in stadio moderato.