INSUFFICIENZA RENALE ACUTA E CRONICA IN PAZIENTI HIV TRATTATI CON TENOFOVIR

INTRODUZIONE

I pazienti affetti da HIV possono presentare vari tipi di nefropatie (Figura 1): glomerulosclerosi HIV-correlata (Lean C 2010 [1]) (Figura 2), nefropatia secondaria ad infezioni o a processi linfoproliferativi oppure nefropatie secondarie alla tossicità dei farmaci antiretrovirali. (Hall AM 2010 [2] ). Il farmaco maggiormente implicato è il tenofovir (Figura 3), un analogo nucleotidico della adenosina 5’ monofosfato ad eliminazione renale con una fase glomerulare ed una tubulare di secrezione attiva (Herlitz LC 2010 [1]). La tossicità tubulare dovuta all’accumulo intracellulare del principio attivo, è dose-dipendente (Agurwala R 2010 [3]). In letteratura vi sono dati univoci sull’efficacia ma non sulla sicurezza del farmaco.

MATERIALI E METODI

Abbiamo esaminato 20 pazienti affetti da HIV in trattamento con tenofovir da 30 a 80 giorni. Gli esami di laboratorio hanno mostrato un filtrato glomeruale (GFR) ridotto (30-50 ml/min, calcolato con CKD-EPI,  maggiormente utilizzata nei pazienti HIV), una proteinuria mista in range non nefrosico, una ipofosfatemia  ed in tutti i pazienti l’EGA e I’ecografia renale sono risultati nella norma.

RISULTATI e CONCLUSIONI

Prima dell’inizio della terapia 2 pazienti presentavano IRC IV stadio KDOQI, 18 pazienti un GFR normale, di questi 3 avevano assunto FANS e 2 apparivano disidratati. In seguito alla sospensione del farmaco, 16 pazienti hanno mostrato un completo recupero della funzione renale in 3-6 settimane mentre 4 pazienti hanno presentato un recupero solo parziale dopo 6 mesi dalla sospensione della terapia (Figura 4). Questo studio ha mostrato una elevata incidenza di danno glomerulo-tubulare nei pazienti affetti da HIV in terapia con tenofovir. La buona tollerabilità generale del farmaco e il suo posizionamento in prima linea terapeutica nelle principali linee guida internazionali impongono una precoce identificazione dei fattori di rischio predittivi di danno d’organo. I fattori di rischio noti sono polimorfismi genetici codificanti per le proteine trans-membrana, l’utilizzo delle inibitori della proteasi, l’utilizzo di didanosina, un ridotto BMI, una bassa conta di CD4, un’elevata replicazione virale e varie comorbidità (HCV, diabete, ipertensione, infezioni) (Perenzella MA 2010 [4]) (Figura 5). La valutazione del GFR, la proteinuria e la fosfatemia andrebbero eseguite prima di iniziare il trattamento antiretrovirale, con un monitoraggio prima mensile e poi trimestrale ed un precoce invio in ambito nefrologico.