EFFETTI CLINICI DEL TRATTAMENTO CON SEVELAMER SULLA PROGRESSIONE DELLA MALATTIA RENALE CRONICA: RISULTATI DEL FOLLOW – UP A DUE ANNI

PAZIENTI E METODI 1

  • 230 Pazienti (135 di sesso maschile, 95 di sesso femminile)
  • Età media: 50.7 +/- 4.3 anni
  • 100/230 pazienti erano affetti da anemia secondaria al momento della prima visita.
  • I pazienti anemici sono stati divisi in due gruppi (50 pazienti per ogni gruppo) e trattati con EPO alfa ovvero con Darbopoetina alfa.

PAZIENTI E METODI 2

  • Effettuata la correzione dell’anemia, è stato iniziato il trattamento con Sevelamer al dosaggio di 1600 mg/die.
  • I livelli sierici di FGF23, PCR, P e Ca, nonché i parametri ecocardiografici (EF, LVEDV e Wilkins Score Index) sono stati esaminati al tempo 0, dopo 3, 6 e 12 mesi di terapia
  • La valutazione del filtrato glomerulare (eGFR EPI) è stata analizzata, in maniera retrospettiva, fino a 24 mesi prima dell’inizio della terapia con sevelamer e poi al tempo 0 e dopo 3, 6 e 12 mesi dall’inizio della terapia chelante.

RISULTATI

  • Dopo 6 mesi di trattamento con sevelamer si è osservata una riduzione del 15.2% dei livelli di fosforemia, del 19.1% di quelli del FGF-23 e del 31.3% dei livelli basali di PCR.
  • E’ stata, inoltre, osservata una riduzione, pari al 79%, del Wilkins Score con un guadagno medio del 3.1% in termini di frazione d’eiezione ed una riduzione del 2.8% del volume telediastolico del ventricolo sinistro.
  • La velocità di riduzione del filtrato glomerulare si è ridotta dopo l’inizio della terapia con sevelamer passando da valori medi di 1.5 – 2 ml/min/anno a 0.8 – 1.2 ml/min/anno.

CONCLUSIONI

  • Il trattamento con Sevelamer sembra essere in grado di ritardare la progressione del danno renale in pazienti affetti da Malattia Renale Cronica in Stadio III° – IV° NKF con consistente impatto dal punto di vista socio – economico.
  • Il trattamento con Sevelamer è, inoltre, in grado di prevenire le complicanze legate ad uno stato infiammatorio cronico e pro – aterogenico tipico del paziente affetto da Malattia Renale Cronica.
  • L’impatto favorevole della terapia chelante sulle calcificazioni cardio – vascolari può contribuire alla riduzione della morbilità e mortalità da patologia valvolare cardiaca.