INTRODUZIONE
Nel paziente in dialisi tutti gli accessi vascolari sono possibile causa di infezioni locali e sistemiche le quali possono dare origine a complicanze gravi quali sepsi, mof, endocarditi, che sono causa di morbilità e mortalità.
MATERIALI E METODI
Un uomo di 67 anni, in dialisi da circa 1 anno per IRC da nefropatia ostruttiva e vascolare, affetto da litiasi renale, diabete, cardiopatia ischemica e diverticolosi del colon, in stato di deperimento organico per alvo multiplo intermittente secondario a colite aspecifica, a seguito di trombosi della FAV nativa omero-perforante destra, viene sottoposto al posizionamento di catetere venoso centrale quale accesso vascolare temporaneo e ad allestimento chirurgico di FAV biologica protesica (uretere bovino) alla piega del gomito, mediante loop tra arteria omerale e vena satellite (Fig 1). In 8° sett. compare flogosi locale e pseudo-aneurisma secondario a stenosi dell’anastomosi distale. In 9° sett. con parere favorevole del chirurgo vascolare, viene punta la FAV protesica la quale dopo un paio di dialisi va incontro a trombosi. In 13° sett. compaiono puntate febbrili, dispnea ed ortopnea. Sulla base di colture ematiche quantitative e della punta del catetere venoso centrale, risultate positive per Enterococco Faecalis (Figura 2) e sul riscontro ecocardiografico di vegetazioni endocardiche (Figura 3), viene posta diagnosi di endocardite infettiva. Viene iniziata terapia antimicrobica mirata prolungata con teicoplanina 6 mg/kg/ev x2/die e vancomicina 30 mg/kg/ev x 2/die. In 16° sett. il paziente viene sottoposto ad intervento chirurgico di sostituzione valvolare aortica, seguito dal decesso alla 21° sett. per complicanze.
CONCLUSIONI
La complicanza infettiva dell’accesso vascolare è risultata fatale e forse favorita dalle caratteristiche del paziente (alvo multiplo, diabete e malnutrizione). È noto che il rischio di mortalità è più alto nei pazienti con CVC e FAV protesica rispetto a quelli con FAV nativa (Figura 4).