Introduzione
Il citomegalovirus (CMV) è una frequente complicanza infettiva del trapianto (Tx) d’organo. Accanto agli effetti più tipici della malattia virale, crescenti evidenze suggeriscono possibili azioni alternative del CMV: studi condotti sul Tx cardiaco hanno rivelato una possibile associazione con la vasculopatia del graft, con maggior ispessimento intimale e alterato rimodellamento vascolare nei soggetti CMV positivi. Il CMV del resto è stato anche individuato nella placca aterosclerotica e, nell’ambito della fetopatia, si presenta con danno vascolare polidistrettuale. Nel Tx renale, tale correlazione è ancora poco conosciuta.
Metodi
Abbiamo retrospetticamente selezionato un gruppo di riceventi di Tx renale (donatore deceduto) che abbiano sviluppato l’infezione da CMV, tale da richiedere il trattamento (pre-hemptive o per indicazione clinica) (CMV+, N=14), accanto ad un gruppo di controllo, CMV negativo (CMV-, N=14). Nei due gruppi analoga era l’esposizione ad inibitore delle calcineurine ed assimilabili erano anche i principali fattori comorbidi (ipertensione arteriosa, iperlipemia, diabete mellito). Abbiamo studiato, mediante analisi morfometrica, tutte le biopsie renali di sorveglianza effettuate entro un anno dal Tx, a stabiliti time point (1, 6, 12 mesi), valutando in ogni campione il volume glomerulare (VG) ed il rapporto parete-lume vascolare delle arteriole disponibili (WLR). Abbiamo ricercato elementi cellulari infettati da CMV nel tessuto renale di tutti i pazienti mediante tecnica immunoistochimica. Abbiamo infine confrontato tra i due gruppi i livelli sierici di dimetilarginina asimmetrica (ADMA), marker di danno vascolare, a 1, 6, 12 mesi mediante kit elisa.
Risultati
Il VG medio nei pazienti CMV+ è risultato inferiore a quello dei pazienti CMV- ad ogni time-point, come per espressione di relativa ipoperfusione glomerulare (1 mese: 4,2±1,1 vs 4,9±1,7; 6 mesi: 4,3±1,6 vs 5,2±1; 12 mesi: 3,2±1,3 vs 4,3±2; tutti i valori espressi x106, in mcm3) (Figura 1). Il WLR medio nei pazienti CMV+ è risultato più elevato rispetto ai pazienti CMV- (1 mese: 2,7±1,2 vs 2,3±0,9; 6 mesi: 3±1,3 vs 2,6±0,9; 12 mesi: 3,6±1,7 vs 2,4±0,4) (Figura 2). Pur non raggiungendo la significatività statistica, il confronto di tali valori, omogenei ad ogni time-point e coerenti tra loro, mostra un trend costante. Statisticamente significativa è risultata invece la differenza tra WLR a 12 mesi nei pazienti con malattia citomegalica, rispetto ai pazienti CMV- (5,2±1,7 vs 2,3±0,4, p<0,05) (Figura 3). ADMA è risultato aumentato in maniera significativa da 1 a 6 mesi nei pazienti CMV+ ma non in quelli CMV- (0.60±09 vs 1.087±0.16 e 0.74±0.28 vs 0.86±0.2 μmol/l). (Figura 4). L’analisi della colorazione immunoistochimica ha consentito di evidenziare rari elementi cellulari sede di attiva replicazione di CMV esclusivamente in tessuto renale di pazienti con malattia citomegalica clinicamente evidente. (Figura 5). Nessuna differenza è stata rilevata nell’outcome clinico (funzione renale, sopravvivenza) tra i gruppi CMV+ e CMV-.
Conclusioni
L’infezione primaria o la riattivazione di CMV sembra associarsi ad un peggiore status vascolare nei pazienti trapiantati di rene. A 12 mesi dal Tx tale condizione non sembra influenzare l’outcome clinico, tuttavia non si può escludere che, prolungamdo il periodo di follow up, la ripercussione sull’evoluzione clinica del trapianto diventi evidente.