ECULIZUMAB NEL TRATTAMENTO DELLA SINDROME EMOLITICO-UREMICA ATIPICA

Introduzione

Il trattamento della sindrome emolitico-uremica atipica (SEUa), o complemento-mediata, ha beneficiato dell’introduzione di Eculizumab, anticorpo monoclonale diretto contro la frazione C5 del complemento, nelle forme dipendenti o resistenti alla plasmaexchange (PEX). (Wong EK; 2013) [1] (full text) (Legendre CM; 2013) [2] (full text)

Pazienti e metodi

Dal Maggio 2011 al Dicembre 2013, cinque pazienti affetti da SEUa hanno iniziato il trattamento con Eculizumab presso il nostro centro di nefrologia. Al momento della diagnosi tutti i pazienti presentavano un quadro di piastrinopenia con segni di emolisi ed insufficienza renale di entità variabile associata ad ipertensione arteriosa (Figura 1). Tutti i pazienti in seguito alla diagnosi di malattia, o della sua recidiva, furono sottoposti a ripetute sedute di PEX ed infusioni di plasma fresco congelato senza tuttavia ottenere un significativo miglioramento del quadro ematologico nè renale. Per tale motivo furono considerati idonei all’inizio della terapia anticomplementare.

Risultati

La completa normalizzazione dei valori di piastrine è stata ottenuta dopo una media di 5,6 settimane (range 3-12 settimane) (Figura 2) così come una significativa riduzione dei valori di LDH (p 0.033) è stata osservata dopo, al massimo, 12 settimane dall’inizio della terapia con Eculizumab (Figura 3). I valori di emoglobina incrementarono di almeno 1,5 g/dl in una mediana di 2 mesi (range 2 settimane-12 mesi). La risposta renale fu più lenta, tuttavia tutti i pazienti in terapia sostitutiva extracorporea (4 dei 5 in studio) interruppero la dialisi in un periodo di tempo variabile da 1 settimana a 3 mesi dopo l’inizio dell’anticorpo monoclonale (Figura 4). Lo stadio di insufficienza renale cronica, secondo la classificazione KDIGO, migliorò mediamente di 2 stadi (range 1-3) e successivamente si mantenne stazionaria. Nessun effetto avverso al farmaco fu documentato. Al termine del follow-up (media 139 settimane) tutti i pazienti erano vivi, eseguivano terapia con Eculizumab e non avevano manifestato recidive nè ematologiche né renali.

Conclusioni

In accordo con i dati presenti in letteratura, Eculizumab è stato associato a una normalizzazione del quadro ematologico e miglioramento della funzionalità renale in pazienti affetti da SEUa resistenti alla PEX. L’anticorpo monoclonale si è quindi dimostrato superiore alla PEX in termini di outcome ematologico e renale nonché della sopravvivenza con riduzione della mortalità.